Il sorriso di una vecchia ragazza

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cop-21.aspxPiù che una trama, è un filo conduttore quello che regge i capitoli di Onda lunga, ultimo romanzo di Elena Gianini Belotti, che si abbandona ad una scrittura fluida e deliziosamente “chiacchierosa”, come se raccontasse a una amica le sue osservazioni sui tanti mutevoli aspetti della sua città, Roma, e su luoghi, situazioni, personaggi che ne fanno un unicum. Il filo, ci pare, è quell’osservazione curiosa, a volte divertita a volte sdegnata ma sempre piena di pietas, di una donna dallo sguardo attento e dall’udito fino – malgrado l’età, che lei stessa più volte dichiara, quasi ottant’anni – che non le viene mai meno nell’avventura quotidiana del vivere.In capitoli che hanno la compiutezza di altrettanti racconti, la ascoltiamo mentre si lamenta, ma con grande auto-ironia, dell’invadenza dei media e della pubblicità, che trattano a vecchiaia con uno strano miscuglio di denegazione e paternalismo; mentre racconta la visita in un campo rom, realtà che la protagonista conosce per caso dopo essersi, con aria sbarazzina, sostituita a una sconosciuta; o del pomeriggio passato con le amiche di sempre a discutere di testamento biologico ed eutanasia, tirando fuori domande e paure di fronte ad un appuntamento che per tutte loro non è più astratto né lontano, ma concedendosi anche un ottimo rinfresco per spezzare l’angoscia e tornare a sorridere.

Ci si immedesima con lei quando descrive quel sottile piacere che hanno le persone anziane (ma anche no) a parlare dei loro malanni, ammirandone la paziente indulgenza. Si avverte, vuoi con la sconosciuta che l’accompagna nel campo rom quanto nel confronto con le amiche su un argomentodifficile – e persino con una imbronciata adolescente – la sapienza acquisita nel rapporto tra donne, fatto di comprensione e di condivisione, una capacità di parlare un linguaggio comune e nello stesso tempo di rispettare la dimensione dell’altra, la sua diversa sensibilità. Stranamente, più si va avanti nel testo più si fa forte la sensazione che questo di Elena sia un libro che dovrebbero leggere le donne più giovani, anche le giovanissime: non solo perché la scrittura è limpida e accogliente, include in un abbraccio più che intimorire con la saccenteria di chi ha molto vissuto e molto capito, ma soprattutto perché rende tangibili, come possibile esperienza quotidiana di ciascuna, temi e problemi che giornali e media ci presentano in modo allarmato e apprentemente irrisolvibile.

Nel capitolo che narra della visita in un campo abusivo di zingari macedoni, ad esempio, l’autrice non ci dice nulla che non si possa già sapere leggendo i giornali o guardano i servizi che la Tv manda in onda – ma solo quando c’è un’emergenza!: il degrado, l’abbandono, la condizione di donne che a 40 anni ne dimostrano 60, sfiancate dalle continue gravidanze, le ragazze quasi sempre analfabete che vengono fatte sposare a 13 anni per fare altri figli, necessari alla sopravvivenza della comunità per le molte attività ai limiti della legalità – o ben oltre – in cui vengono impiegati. Ma vedere in televisione quelle roulotte rugginose, quelle carcasse di vecchissime auto, quei volti segnati, quei corpi gracili sotto le gonnelle è altra cosa che guardare da vicino, parlare, ascoltare. E quando si ritorna nel proprio mondo pulito, si può cercare di dimenticare oppure farsi venire qualche idea sul che fare per dare una mano, senza enfasi, senza virtuosa accondiscendenza. Per esempio, andare al campo ad insegnare, dato che il pulmino del comune sono ben pochi a prenderlo per recarsi a scuola. Insegnare specie alle bambine, perché sono loro le più neglette, e anche tra i rom sono gli uomini a comandare e le donne a sfacchinare. Insegnare quel che serve: leggere e scrivere, innazitutto, investendo sul futuro di quelle bambine che potrebbe essere di affrancamento, di maggiore consapevolezza, senza imporre una cultura che non è quella della comunità ma allo stesso tempo fornendo loro degli strumenti minimi per guardare al mondo al di là del campo. Ma gli imprevisti sono sempre in agguato per coloro che sono privi di diritti. Il libro si chiude sull’ottantesimo compleanno della protagonista: una giornata “particolare” eppure così simile alle altre, da trascorre in solitudine a zonzo per la città. Ma quando a sera squilla il cellulare, sono le amiche di sempre a trascinarla per festeggiare.

 Elena Gianini Belotti, Onda lunga , nottetempo, Roma 2013, 265 pagine, 15,50 euro

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