Erano figlie di un trapezista e di una cantante di operetta le tre giovani artiste ebree che, nel piccolo circo in cui erano cresciute, si esibivano soprattutto come ballerine. Cittadine ungheresi ma nate in Olanda da madre ebrea, le sorelle del Trio Lescano furono arrestate in una sera del novembre 1943 mentre stavano per andare in scena al teatro Grattacielo di Genova. Erano arrivate in Italia otto anni prima insieme alla madre, dopo un incidente accaduto al padre e da noi avevano trovato un’insperata fortuna grazie all’incontro con un celebre talent scout dell’epoca. “Maramao perché sei morto”, “Ma le gambe”, “Tulipan”, “Non dimenticar le mie parole”, “Signorine grandi firme”: queste e tante altre loro canzoni spopolavano nei teatri e alla radio. Marinetti le chiamava «le sorelle che realizzarono il mistero della trinità celeste», il pubblico le amava e Mussolini anche. Le tre ragazze erano giovani, ricche e inconsapevoli.
Tre attrici della Compagnia Teatro Nudo di Genova (Lidia Treccani, Simona Fasano e Sara Cianfriglia) accompagnate da tre musicisti (Edmondo Romano, Luca Falomi e Roberto Piga) hanno messo in scena a fine gennaio 2013 “La leggerezza del Trio Lescano”, storia del leggendario trio vocale che interpretò i mutamenti musicali degli anni ’40.
Il regime fascista aveva concesso loro la cittadinanza italiana, ma non l’immunità dalla persecuzione razziale. Fu dunque la Gestapo ad arrestarle nel ‘43, ma per ragioni tuttora misteriose – forse erano protette da qualche gerarca fascista, forse pagarono molto denaro ai carcerieri tedeschi – furono rilasciate e attesero, nascoste in val d’Aosta insieme con la madre, la fine della guerra.
Musica dal vivo e, in contrappunto, lo spaccato dell’Italia fascista, le persecuzioni razziali, la guerra: l’emozionante spettacolo La leggerezza del Trio Lescano, realizzato grazie al contributo della Fondazione per la Cultura di Genova e al teatro Stabile, è stato interamente scritto dalla Compagnia Teatro Nudo ma si avvale della consulenza storica di Gabriele Eschenazi, autore del breve ma ricco libro Le ragazze dello swing.
Seguiamo Alessandra (Alexandrina), Giuditta (ludith) e Caterinetta (Katharina) nate Leschan quando nel 1935, in una esibizione in un piccolo locale di Verona, vengono notate da Carlo Prato, figura mitica dell’Eiar, l’ente che curava lo sviluppo della radio fascista. Prato le mette a lavorare sul canto armonizzato a trec, un modo di cantare modernissimo, che richiamava lo swing, musica all’avanguardia che, malgrado la censura, dall’America penetrava inesorabilmente in Italia. Nel ’38 le Lescano sono già leggenda, girano l’Italia con le compagnie migliori e guadagnano mille lire al giorno. In quegli stessi anni molti italiani cantavano “Se potessi avere mille lire al mese”: le tre sorelle vivono in grandi alberghi, sfoggiano gioielli e abiti lussuosi.
Le tre giovani attrici spiegano di aver lavorato per oltre un anno sotto la guida di Edmondo Romano per imparare a cantare in tre su tre linee vocali diverse proprio come le Lescano. E molto hanno cercato per dipanare lacune e misteri della vita del trio che restò in auge fino al 1942. Essendo ebree, la loro immagine però si incrinò: eppure nel 1943, già ostracizzate da tempo dall’Eiar ma ancora seguitissime nei teatri d’Italia, avevano molti fan disposte ad aiutarle e proteggerle.
Chi le salvò a Genova dopo l’arresto? Davvero in carcere fecero le interpreti negli interrogatori dei partigiani visto che parlavano anche tedesco? E davvero furono arrestate? Qualcuno addirittura ne dubita tuttora, malgrado lo abbia confermato la stessa Sandra Lescano in Franceschi, intervistata da Natalia Aspesi nell’85, poco prima della morte (l’intervista è contenuta nel libro di Gabriele Eschenazi).
Ma nel 1946 il mondo è cambiato e loro, che pure avevano perduto 102 parenti nei lager nazisti, erano ormai personaggi legati all’epoca fascista. È necessario emigrare in Sud America, ma Caterinetta, la minore, non le segue. Vuole sposarsi e ha, forse, dei problemi con le sorelle. È allora che viene ingaggiata Maria Bria spacciata come la terza Lescano: l’idea truffaldina è di Nino Gallizio, l’uomo di Sandra, la maggiore. Nino sfrutterà il Trio per molti anni e addirittura per lungo tempo non pagò Maria, che in compenso era mantenuta in un certo lusso passando, come del resto Sandra e Giuditta, di hotel in hotel durante le lunghe tournée nei Paesi sudamericani.
La storia di Maria Bria la racconta la figlia Alba Beiras nel libro I miei tu-li-pàn. Mamma cantava nel Trio Lescano. Maria Bria, nata a Torino nel 1925, a Genova alla prima dello spettacolo è salita sul palco e ha cantato “Tulipan” con i giovani artisti che l’hanno voluta accanto, questa quarta Lescano, né ungherese, né ebrea, che aveva talento da vendere, come le tre sorelle di cui finalmente si racconta la vicenda, prima alla televisione e ora in teatro.
Nessuna delle tre Lescano ha avuto figli e solo di Sandra abbiamo una testimonianza diretta. Restano le loro voci e lo swing travolgente che faceva dimenticare la guerra. Almeno per la durata di una canzone.
La leggerezza del Trio Lescano, Testo e Regia Compagnia Teatro Nudo, Prodotto con la Fondazione per la Cultura di Genova con Lidia Treccani Simona Fasano Sara Cianfriglia , clarinetto Edmondo Romano chitarra Luca Falomi violino Roberto Piga, voce fuori campo Aldo Ottobrino, arrangiamenti Edmondo Romano, consulenza storica Gabriele Eschenazi, costumi Claudia Chiodi, audio e luci Raffaele Coco
Gabriele Eschenazi, Le regine dello swing. Il Trio Lescano tra cronaca e costume Einaudi 2010, pag. 102, euro 12
Alba Beiras, I miei tu-li-pàn. Mamma cantava nel Trio Lescano, Armenio 2012, pag 208, 15 euro
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