Professione: lettrice

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faruffini2_grAl Festivaletteratura di Mantova si fanno incontri interessanti, come quelli con Simonetta Bitasi e Chiara Trevisan che di professione fanno le lettrici. Ciascuna lavora per conto proprio seppure vi siano degli aspetti che le accomunano: pensare alla lettura come un’esperienza di libertà e in continuo movimento.

Nonostante la mattinata uggiosa, Simonetta mi appare da subito solare, con una curiosità allegra di chi fa un lavoro che rende felici. Insieme a Zadie Smith, crede che chi legge abbia talento, che è un po’ la competenza della passione e del riconoscimento di una buona storia. Sostiene che essere «lettore ambulante» significhi congiungere la conoscenza del libro con la sua forma più preziosa: moltiplicare il senso della lettura scambiando esperienze di fruizione con lettrici e lettori.

Simonetta, oltre a essere consulente per il programma del festival mantovano, gestisce uno spazio virtuale dove racconta l’organizzazione di gruppi di lettura e gli incontri dedicati ai libri in biblioteche, librerie, circoli culturali, bar e case private. Collabora inoltre come consulente-lettrice agli acquisti delle biblioteche mantovane e da molti anni realizza progetti di promozione alla lettura per ragazzi e adulti.

«In questo salottino viaggiante che porto con me c’è una libreria che è una selezione di alcuni degli autori presenti al Festivaletteratura. All’interno di questi libri io ho scelto alcune pagine che immagino siano “zeppette” che aiutano a sostenere gli equilibri dei nostri piani». Comincia così la conversazione con Chiara Trevisan, lettrice vis à vis. Figura esile ed elegante, la incrocio nel suo piccolo angolo all’aperto creato con poche e significative cose; due seggiole, un leggio, delle scatole minute che contengono molti bigliettini e naturalmente loro: i libri. Anche Chiara gestisce uno spazio virtuale molto attivo dove segnala ciò di cui si occupa, dal teatro di figura ai micro-spettacoli in scatola per uno spettatore alla volta. Anche questi aspetti si legano al lavoro di Chiara: la lettura relazionale e in presenza che, al di là della sua percezione del testo scritto, emerge e muta nei consigli di lettura elargiti a chi la va a trovare. Mi spiega il rituale del suo lavoro lì. In occasione del festival mantovano, si chiama Qualcosa di personale perché dentro quelle scatole si trovano molte frasi e parole che lei ha estrapolato dai libri. Frasi che tiene con sé e che fa scegliere, secondo il desiderio di ciascuna e ciascuno, per poi chiacchierarne. Mi accingo dunque a rispondere all’invito. Le chiedo se c’è un numero preciso di frasi e parole da poter selezionare perché ne ho già viste diverse che possono fare al caso mio, che siano quelle famose zeppette di cui mi ha parlato nella sua introduzione. La scelta è stata: «l’ombra delle cose» «da piccola avrei voluto poter chiedere» «l’attenzione» «corrispondersi».

Tutte le parole hanno portato a un unico libro: Bella mia, di Donatella Di Pietrantonio. Bella mia è L’Aquila. Chiara mi racconta che il romanzo è la storia di una cittadina, di una zia, di una figlia e soprattutto della sorella gemella di Olivia, quest’ultima scomparsa durante il terremoto. Il tentativo è quello di provare a ricostruire non solo l’identità di una città ma anche quella di chi è sopravvissuta come Caterina. Non una parola di troppo, senza nessuna retorica, il libro a un certo punto si apre ad un’immagine: quella della sua protagonista Caterina che con argilla e creta crea una figura di donna. La donna ha la bocca aperta e attraverso questa creazione Caterina metaforicamente si compone, e compone la sorella di cui ripercorre il dolore, insieme al proprio. Scopre che Olivia è la parte più riuscita di lei, che quella forza energica che ora attraversa la capigliatura della donna d’argilla e si spande fino alla bocca spalancata è circolante. Scopre poi che le donne forti lo sono diventate spesso senza avere scelta e possibilità di protezione. Che corrispondersi equivale al coraggio della trasformazione di se stesse. All’ombra delle cose, che c’è ma non si vede, bisogna prestare la massima attenzione.

Saluto la lettrice vis à vis e lascio la sua casa viaggiante passando per la parete virtuale ma non prima di aver scritto nel suo quaderno degli ospiti. Grazie a Chiara che porta l’attenzione nella voce e negli occhi.

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