Difficile dimenticare quanto fosse bella Liana Borghi, con quei suoi occhi chiari e un sorriso che si apriva spesso e volentieri, specie quando a circondarla erano le più giovani, che ha coltivato con affetto e dedizione nei seminari estivi a Villa Fiorella e in tutti gli altri luoghi che intorno a lei si sono aggregati. Per me, era l’esempio vivente di quel continuum lesbico teorizzato da Adrienne Rich ma con solide passarelle verso forme di femminismo etero con cui era disponibile ad interloquire. Io ero una di quelle femministe e ci siamo ascoltate, ma anche scontrate, per quasi una quarantina d’anni. Io la percepivo come una leonessa, affettuosa e dolce con le cucciole ma capace di fiera resistenza con le estranee al suo “branco”. Il primo legame tra di noi furono le riunioni in cui nella seconda metà degli anni Ottanta piccole imprese di editoria femminista, collane dedicate e riviste crearono insieme una sorta di “consorzio” informale per poter partecipare insieme alle Feminist Book Fair che si svolsero in diverse città europee (Londra, Oslo, Amsterdam, Barcellona) e poi a Montreal, in Canada, sotto l’etichetta comune di “Parola di donna”: nel 1985 con Rosanna Fiocchetto lei aveva fondato la casa editrice lesbica Estro, proponendo con grande anticipo e visionaria lungimiranza opere di autrici che sono tuttora centrali nel dibattito femminista, come Adrienne Rich, Donna Haraway, Paul (Beatriz) Preciado. Io lavoravo alle pagine culturali di Noi Donne e al primo nucleo di quello che sarebbe poi diventata la rivista “Leggendaria”. Lei ricercatrice di anglo-americano all’Università di Firenze – ma con forti legami con le studiose bolognesi – io ancora saldamente legata agli studi critici di ambito napoletano. L’idea ci venne apparentemente per caso, ma in realtà era nell’aria: qualche anno prima era stata fondata la Società Italiana delle Storiche (SIS), perché non pensare ad una Società delle Letterate (SIL) partendo proprio da quei primi due nuclei già in qualche modo consolidati: l’asse Firenze-Bologna e quello Roma-Napoli? Mesi di consultazioni, confronti, discussioni sullo statuto: forse l’idea più forte che Liana ed io avevamo in comune era la necessità che la nostra Associazione non dovesse essere una sorta di “lobby” accademica, ma un luogo di confronto e reciproca valorizzazione di studiose e appassionate. E così fu, anche se con non poche difficoltà nei primi anni per “mediare” tra differenze di interessi e collocazioni delle molte che sin dall’inizio e poi negli anni successivi si sono aggregate ad una impresa che sembrava una mission impossible. Ma è da lì che è cresciuta la SIL come associazione viva e vitale che ha appena festeggiato i suoi 25 anni. Una SIL che nel tempo è cambiata, ampliando i suoi orizzonti e moltiplicando le sue iniziative, ma ha mantenuto i suoi tratti essenziali, quelli che a Liana interessavano maggiormente: un forte profilo interdisciplinare e interculturale, una grandissima attenzione alle più giovani, una a volte complicata ma positiva interlocuzione tra le differenze interne al mondo delle donne in un ambito, quello letterario – degli studi, delle scritture, della lettura – che era ed è molto più di un microcosmo o di una “sezione” della realtà più ampia in cui siamo variamente collocate. Di questo, e molto altro, a Liana siamo e saremo estremamente grate. Sapendo sin d’ora che i molti semi che ha gettato in campo continueranno a germogliare.
Della varietà dei suoi interessi fa fede la lista delle sue pubblicazioni che altre in questi giorni hanno richiamato: la più completa che ho trovato è reperibile sul sito leswiki.it
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