Il laboratorio si svolgerà in tre incontri di tre ore, nelle date del 18 ottobre, 8 e 16 novembre, alla fine dei quali le partecipanti potranno produrre un racconto/video/saggio redatto attraverso la tecnica della diffrazione.
di
Rossella Caleca, Gisella Modica, Donatella Saroli
Succede di fronte a traumi collettivi di cui non si intravedono gli esiti, che abituali categorie di interpretazione della realtà saltino per aria, insieme alle certezze, come l’asfalto il 23 maggio sull’ autostrada in prossimità di Capaci e 57 giorni dopo in via D’Amelio; o come con la pandemia, portando alla luce le contraddizioni di un autodistruttivo Antropocene.
Il mondo crolla trascinando nella caduta le sue nascoste fragilità. Rimane un’enorme crepa davanti alla quale necessitano nuovi dispositivi per leggere la realtà. Una nuova narrazione.
Un nuovo dispositivo è la lettura per diffrazione, nata dagli studi di Karen Barad sulla materia. Traslata in letteratura comparata da Birgit M. Keiser e Katrine Thiele, arriva in Italia tramite Liana Borghi e Isabella Pinto, configurandosi con quest’ultima un metodo di lettura condiviso e sperimentale in cui i testi interagiscono con le storie e i saperi delle/dei partecipanti attraverso la combinazione di due strategie: la prima iniziata da Haraway come “mappatura delle interferenze” piuttosto che “riproduzione del medesimo” (riflessione). La seconda raccoglie l’eredità dei movimenti italiani (pratica dell’autocoscienza, l’inchiesta operaia, pratiche di con-ricerca e autoformazione) per un sapere incarnato e cooperativo che rompe l’opposizione tra alto e basso.
Si tratta di fare “intra-agire” testi l’uno attraverso l’altro assemblandoli al di là di un legame apparente e confine disciplinare in modo “inappropriato”, “dissonante”, mettendo in sequenza le intuizioni scaturenti a livello emotivo, alla ricerca di nuove figurazioni ‘inappropriate, dissonanti’.
Il workshop che proponiamo è una lettura diffrattiva del testo Che c’entriamo noi. Racconti di Donne Mafie Contaminazioni, attraverso le immagini della mostra CRAZY La follia nell’arte contemporanea, e attraverso il libro Chtulucene. Sopravvivere su un pianeta infetto.
Il testo Che c’entriamo noi
Considerando la mafia una forma di neocapitalismo estrattivo, paradigma del “sistema infetto” dentro il quale viviamo, spazio di contaminazione tra mondi apparentemente contrapposti, il testo è un tentativo di decostruzione delle narrazioni egemoniche sulla mafia, e in modo speculare del pensiero binario dell’antimafia – “O con la mafia o con lo Stato” – alla ricerca di pratiche di lotta inedite.
Ambivalenza, Assunzione di responsabilità, Complicità, Confine, Contaminazione, Crepa, Dislocazione, Lutto, Mettersi in gioco, Narrazione, Perturbante, Rimosso, Spaesamento, Rovine, Sogno, Vulnerabilità: sono alcune parole chiave emerse dalle diciotto storie che compongono il testo. Parole non astratte ma sperimentate durante la pandemia che ha confermato come ogni idea di purezza, di immunità dal virus è saltata e siamo esposti, invischiati nel mondo che cerchiamo di cambiare, finendo per riprodurre gli stessi comportamenti che si combattono.
La mostra Crazy
Si ritrovano le stesse parole chiave nei pannelli espositivi della mostra “Crazy. La follia nell’arte contemporanea” dove sono esposte “forme” di follia che pur riferendosi ad aspetti di “pensiero divergente”, evocano lo spazio tra il “patologico” e il “non patologico”, tra il “sano” e l’”insano” che si manifesta come un “perturbante”, opponendosi alla cesura netta tra i due mondi.
Nell’ opera di Thomas Hirschhorn BREAK-THROUGH – letteralmente lo “squarcio” ma anche la “svolta” – “La caduta di un mondo” è rappresentata dal crollo di un soffitto. Dalla crepa formatasi s’intravedono i fragili fili che fuoriescono. Come dal tetto spuntano i fiori di cera COLOR OF HEAVEN di Petah Coyen, mentre sul pavimento si accendono le luminarie STARLESS di Massimo Bartolini. Una prospettiva capovolta che spaesa, infrange certezze, come i PASSI impressi dai visitatori sul pavimento di specchi di Alfredo Pirri.
Chtulucene
Queste parole chiave rimandano ancora al pensiero “tentacolare”, di Donna Haraway, che si nutre della forza immaginativa di storie “non rassicuranti né eroiche” e ha l’andamento laterale del ragno. Figurazione mitica e mimetizzante, insieme alla Medusa, entrambe misogine, gorgoniche, predatorie, multiformi, a cui una collaboratrice di giustizia paragona la mafia dentro i cui tentacoli “chiomati”, “una volta catturata più ti agiti e più t’impigli”. Un pensiero sotterraneo, perturbante, più vicino al “tastare”, che coinvolge l’inconscio, l’onirico e i 5 sensi, che si presta ad esplorare il sistema-mafia “camaleontico, aggrovigliato, elusivo, multiforme”.
Per iscriversi: silcomunicazione@gmail.com oppure gisellauno@gmail.com, entro il 16 ottobre.
Indicazioni bibliografiche
CRAZY La follia nell’arte contemporanea, Chiostro del Bramante, Roma Febb. 2022/genn. 2023. Catalogo a cura di Danilo Eccher (Skira ed.)
Alessandra Dino, Gisella Modica Che c’entriamo noi. Racconti di Donne, Mafie, Contaminazioni, Mimesis/Eterotopie 2022
Karen Barad, Performatività della natura. Quanto e Queer, ETS, 2017
Rachele Borghi Decolonialità e Privilegio, Meltemi, 2020
Anna Tsing Il fungo alla fine del mondo. La possibilità di vivere nelle rovine del capitalismo, Keller 2021
Bell hooks Elogio del margine Scrivere al buio Tamu 2020
Donna Haraway Chthulucene. Sopravvivere su un pianeta infetto, Nero, Roma, 2019; Le promesse dei mostri, Derive Approdi, 2019
Chiara Zamboni Sentire e scrivere la natura Mimesis 2020
Bodymetrics. La misura dei corpi Quaderno uno, a cura di ECOPOL, www.iaphitalia.it
Isabella Pinto, Elena Ferrante. Poetiche e politiche della soggettività, Mimesis, 2020
Chiti, M. Farnetti,U. Treder (a cura di) La perturbante. Das Unheimliche nella scrittura delle donne, Morlacchi, 2003
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