La capacità di uscire dalla crisi è solo di genere femminile

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Penso che solo una donna poteva azzardare il paragone tra la periferia d’Europa in affanno per  debito, e il corpo di una donna dato in pegno del debito contratto dal padre, inestinguibile per via degli interessi sempre crescenti. Salvo a scoprire, leggendo più avanti il suo libro, che il corpo in pegno non è simbolico, ma di donne in carne ed ossa di un villaggio dell’Himalaya, al confine tra India, Cina e Tibet dove vige ancora una forma di feudalesimo.

Il libro in questione è Democrazia Vendesi di Loretta Napoleoni, esperta di terrorismo ed economia, che dedica il pamphlet alle donne della sua famiglia che «l’hanno fatta crescere».

Il paragone è molto efficace, e ci riguarda molto da vicino considerato che di «debito perenne» oggi sono vittime i paesi periferici d’Europa quali Spagna, Grecia e Italia, debito contratto dai nostri governanti per stare al passo dei paesi forti, in particolare della Germania della Merkel. Di fatto uno strumento di oppressione, e dunque di controllo della popolazione costretta  a vivere in dipendenza perenne dall’elargizione di aiuti finanziari.

Le condizioni cambiano, ma la storia si ripete perché quello a cui assistiamo, scrive l’autrice, è il colpo di coda di un capitalismo che di fronte alle mutate condizioni mondiali, e in assenza di risorse naturali da sfruttare, reagisce colonizzando – cannibalizzando è la definizione esatta –  gli stati periferici dopo averne impoverito i settori produttivi, ricomprati a prezzi stracciati, e dopo averli trasformati in serbatoio di manodopera a basso costo, e semplici consumatori di beni.

E’ quanto è avvenuto durante l’unità d’Italia nel Regno delle due Sicilie «vittima di una unificazione prematura e dei piani egemonici sul mediterraneo di Regno Unito e Francia che appoggiavano casa Savoia», artefice Cavour. Nel 1860 infatti le ricchezze di Napoli, che superavano quelle di Torino, «vengono  fagocitate dal debito del nord» che dopo aver tassato la popolazione, e svenduto i beni demaniali attingerà alla manodopera a basso costo per l’industrializzazione in casa propria.

Cambia oggi solo la natura del conflitto che l’autrice definisce «destrutturato contro un nemico invisibile», dove chi sbaglia, come in guerra, paga con la vita, riferendosi all’aumento esponenziale dei suicidi tra lavoratori e piccoli imprenditori in Grecia come in Italia.

Il nemico invisibile, come vedremo, è il mercato finanziario.

In pratica l’euro nato con l’obiettivo di fare convergere gli stati, di fatto, di fronte alla forza di partenza del marco tedesco, ha reso incolmabile la differenza coi paesi periferici, non avendo l’Unione Europea previsto meccanismi di riequilibrio per favorire la coesione sociale. Ma ciò che è più grave, permettendo alla Germania, dopo la caduta del muro di Berlino, di fare degli stati periferici una riserva di caccia finanziaria. «L’UE cannibalizza se stessa», complici i politici degli stati periferici, soprattutto greci, che non si sono preoccupati di fare inserire clausole di difesa, interessati solo ai soldi previsti per l’ingresso nell’Europa, e utilizzati per le proprie campagne elettorali.

Parallelamente viene messa in opera dall’UE lo smantellamento – picconamento – della sovranità dei singoli Stati in materia finanziaria. Con l’adesione al trattato di Maastricht del 1992, infatti, non si potrà più stampare moneta in casa propria in quanto l’oro sarà concentrato nella Banca Centrale Europea, una «istituzione privata, di fatto non eletta,  e  priva di qualsiasi controllo da parte dei cittadini». Chi produce denaro per gli Stati, fa notare l’autrice, è una casta di banchieri stranieri che considera il denaro una merce, ha tutto l’interesse a mantenerlo scarso affinché il prezzo rimanga elevato, e preferisce farlo accumulare nelle banche per speculare in borsa piuttosto che investirlo nell’economia reale, più rischiosa, e faticosa, e che come tale verrà smantellata progressivamente. Il prestito verrà erogato ad un tasso d’interesse variabile, in base alla fiducia che il mercato ripone nei confronti dei  singoli stati. Per i paesi di periferia che non posseggono un avanzo della bilancia commerciale,  il motore della crescita rimane l’indebitamento perenne.

La ricetta che la comunità europea impone attraverso i governanti agli stati debitori perenni, per uscire dalla crisi, si chiama «misure di austerità»  (aumento delle tasse, svendita del patrimonio pubblico, riduzione della spesa pubblica, riduzione dei salari, privatizzazione di beni e servizi, etc). L’ostacolo più grande perché tutto questo avvenga, e venga mantenuto è la democrazia, che  comprende anche la possibilità di ribellarsi.  Allora serve scegliere governanti capaci di prospettare, come le uniche possibili, le misure di austerità decise agli alti livelli, inculcando nella popolazione il senso di ineluttabilità.

Operazione perfettamente riuscita in Italia, dove l’ineluttabilità si è accompagnata ad un senso di inferiorità  diffuso nei confronti degli stati più forti, che già ha contagiato le generazioni più giovani ai quali si prospetta l’emigrazione come unico sbocco possibile.

   Fin qui il libro di Napoleoni, che intravede come possibile via d’uscita delle misure contenute nel libro, impossibili da riassumere in poco spazio, ma che vedono al primo posto l’informazione ai cittadini e cittadine sul processo di colonizzazione in atto, per «fare sentire la propria voce».

   La perfetta riuscita dell’operazione ce la conferma  il 46° rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese del Censis.

I sentimenti più diffusi tra la popolazione sono paura, rabbia, senso di impotenza e frustrazione, sfiducia soggettiva, che raggiunge la soglia dell’autodistruzione. Paura di non farcela di fronte al drastico impoverimento delle risorse; paura di fronte a fenomeni non padroneggiabili, e incomprensibili per complessità; rabbia perché «non si vede all’orizzonte un’alba, tutti esautorati dall’impersonale potere dei mercati».

Ma c’è un altro elemento che  il Censis non rileva, e che evidenzia invece Vandana Shiva, fisica e filosofa femminista indiana. Ancora una volta è una donna a collegare le attuali riforme economiche neoliberiste col sovvertimento della democrazia, e soprattutto collega lo stupro della terra con lo stupro sul corpo delle donne, aumentato del 240 per cento da quando sono state introdotte le nuove politiche liberiste. «Un’economia di mercificazione e di privatizzazione dei beni inalienabili (semi, acqua, territorio) crea una cultura di mercificazione, dove tutto ha un prezzo e niente ha valore» spingendo in India duecentosettantamila agricoltori, in Italia i piccoli imprenditori, al suicidio.

   Non tutto però è perduto, e non sarà un caso se gli indicatori di controtendenza arrivino ancora una volta dalle donne.

Sempre il Censis afferma che «in questo quadro deprimente buone informazioni giungono dalle imprese guidate da donne, che a settembre 2012 si sono ridotte di sole 593 unità a fronte di una diminuzione di oltre 29.000 aziende a guida maschile. Anzi “negli ultimi quattro anni sono cresciute di più di quelle maschili nei della ricerca, della consulenza e delle attività professionali».

E c’è dell’altro.

Il Censis evidenzia «come spinta di sopravvivenza la propensione a riprendere, e valorizzare ciò che resta di funzionante dei precedenti processi di sviluppo»: la cultura del riciclo con materiali di recupero, o il riuso di vecchi oggetti che vengono trasformati e ritrovano una nuova collocazione. «Un  modo di pensare e vivere nella sobrietà e nella pazienza».

Il Censis la chiama restanza, noi la chiamiamo oikos, il governo dell’ambiente domestico di cui parla Ina Praetorius, teologa femminista svizzera, in Penelope a Davos, un’arte in cui le donne sono da sempre maestre impareggiabili.

A queste vanno aggiunte, scrive sempre il Censis, la «propensione ad una crescente valorizzazione della differenza, intesa come un differire sia dagli altri sia da se stessi, di fronte a modelli di vita sempre più omogeneizzati», il valore dell’impegno personale «io posso», l’associazionismo, la solidarietà diffusa,  compresa la socialità ricreativa.

Noi le chiamiamo pratiche femminili del partire da sé, e della relazione.

 

Vandana Shiva  How Violent Economic ‘Reforms’ Contribute to Violence Against Women

Ina Praetorius Penelope a Davos, Quaderni di Via Dogana, Libreria delle donne di Milano, 2011, euro 9,00

Loretta Napoleoni, Democrazia Vendesi. Dalla crisi economica alla politica delle schede bianche Rizzoli Milano 2013  245 pagine, 14,00 euro

Censis, 46°Rapporto sulla situazione del Paese, Franco Angeli, Milano 2012, 586 pagine 45 euro

 

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