Scrittrici/giornaliste – Giornaliste/scrittrici, a cura di Adriana Chemello e Vanna Zaccaro (Servizio editoriale universitario 2010)
Terzo volume degli atti del convegno SIL “Scritture di donne fra letteratura e giornalismo” tenuto a Bari dal 29 novembre al primo dicembre 2007.
Prima parte dell’introduzione a cura di Adriana Chemello
Sul rapporto letteratura e giornalismo sono state compiute, a partire dal Novecento, ricerche e indagini accurate, mappature esaustive in grado di disegnare con sufficiente sicurezza i contorni di un fenomeno in cui le collaborazioni ai giornali sono spesso state considerate una forma di apprendistato o un trampolino di lancio verso la scrittura letteraria vera e propria.1 Ma a noi interessa aggiungere a questo binomio una variabile che ne precisa e ne marca i contorni: andare a leggere il rapporto letteratura e giornalismo nella storia della scrittura delle donne. Facendo tesoro delle ricerche già compiute dalle storiche in questo ambito, possiamo assumere come riferimento il bel volume che raccoglie gli Atti del Convegno svoltosi a Firenze nel marzo 2000: Donne e giornalismo. Percorsi e presenze di una storia di genere, a cura di Silvia Franchini e Simonetta Soldani (F. Angeli, Milano 2004), dove la ricchezza degli studi sulla produzione giornalistica delle donne e per le donne consente di ricostruire, per la prima volta in Italia, una storia del giornalismo delle donne nelle sue dinamiche interne e nel suo evolversi rapido, fino a diventare fenomeno “di massa”. Segnalo la presenza in questo volume di almeno tre percorsi interessanti e molto documentati: a) l’evoluzione della figura della «lettrice»; b) la figura, anch’essa in rapida evoluzione della redattrice (o delle redattrici), figura singolare, con percorsi biografici intrecciati, affascinanti e imprevisti; nelle esperienze giornalistiche di fine Ottocento e primo Novecento ci troviamo spesso di fronte a «donne d’eccezione», capaci di generare veri e propri «momenti radianti» per la storia delle donne; c) la rivista come «testo», magari tessuto nell’intreccio di tante mani, dove la testualità produce fenomeni che rinviano a scelte linguistiche, a registri insoliti o inediti, a scelte di genere anch’esse impreviste.
In alcuni casi la rivista assolve la funzione di «gesto inaugurale» in grado di avviare una pratica di relazione e contribuisce a far circolare un lessico specializzatosi in ambiti di competenza del femminile (pensiamo ai giornali di moda, ai figurini, ai modelli per le sartorie o all’arte del ricamo e del cucito). A questo volume si è aggiunto – in sincronia quasi perfetta con il nostro Convegno – un prezioso repertorio: Giornali di donne in Toscana. Un catalogo, molte storie (1770-1945), a cura di Silvia Franchini, Monica Pacini, Simonetta Soldani (Olschki, Firenze 2007), che per la prima volta censisce, col «binocolo al contrario» per farne una lettura il più possibile ravvicinata, l’oggetto-rivista con l’ausilio di una lente in grado di evidenziare, rendendoli leggibili, tutti quei fenomeni che per dimensioni e raggio d’azione non sarebbero percepibili a occhio nudo. Una «dislocazione dello sguardo» che ha consentito di scrivere un capitolo importante nella storia della scrittura delle donne, senza trascurare quello «strabismo» necessario per sfogliare e rileggere riviste e periodici situandoli nel contesto storico dentro una fitta ragnatela di relazioni intellettuali di cui si alimentavano e che spesso contribuivano alla sopravvivenza della stessa rivista. Allo sguardo della storica che si muove tra il «dentro» e il «fuori» della redazione di una rivista è allora importante accostare quello della letterata che interroga il testo-rivista con la consapevolezza di muoversi in una zona di confine dove gli spazi di libertà e di creatività rispetto al «canone» e ai suoi codici sono più facilmente agibili. L’indagine intorno alla produzione e ricezione della stampa periodica è importante, oltre che per la storia delle idee, della cultura e della coscienza civile, per la storia delle donne in particolare nei casi in cui sia possibile ricostruire quella «stanza condivisa» che è la redazione di una rivista, là dove la storia della vita redazionale viene lumeggiata dai preziosi materiali documentari restituiti, spesso fortunosamente, dagli archivi personali di chi quella rivista aveva contribuito a tenere in vita con le sue collaborazioni e i suoi scritti. Senza mai dimenticare che la rivista è, per molte donne, il luogo della professionalizzazione del proprio lavoro e, conseguentemente, il luogo del riconoscimento delle propria cittadinanza sociale…






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