di Floriana Coppola, Guida Editore
Nella trama del discorso si incrociano molteplici destini e ognuno esprime l’identità del mondo che porta dentro.
Prima di tutto c’è un “io” che racconta, ormai adulto, e rivive le stagioni della sua infanzia ricordando gli uomini e le cose intorno a lui, da bambino. Tutto è filtrato da punto di vista di quest’occhio ingenuo, che comincia il suo personale apprendistato della vita. Ne scopre progressivamente le facce più imprevedibili: l’avventura, la cattiveria, l’affetto, fino al dolore e alla morte. Nel perimetro del suo sguardo innocente si muovono gli attori della vicenda.
La prima persona che gli sta vicina è la madre: una donna sola, che nasconde la violenza di uno stupro patito e che, quasi per contrappasso alla propria solitudine si guadagna da vivere come levatrice. Rappresenta il coraggio della resilienza, di quelli che prendono forza dalle proprie ferite per andare avanti. Poi c’è donna Creola, che dà il titolo al romanzo. Custode di fatto del palazzo in cui abita, è il nume tutelare della vita che vi circola dentro. Testimone delle vicende altrui, talvolta ne anticipa, col presentimento dei sogni, perfino gli esiti, partecipando con la complicità o la pietà del suo affetto. E’ il simbolo della sapienza femminile, vulcanica e carnale, carica di significati sotterranei e di preveggenza. Intorno a tali protagonisti ruotano altri abitatori di questo microcosmo, preso ognuno da un più o meno vistoso risentimento per quello che ha avuto in sorte. Il centro di tutto ciò che accade è precisamente quel cortile e in quello spazio, come in un campo magnetico, gravita l’esperienza di tutti. Quel cortile mantiene l’unità dei fatti, componendoli in una sola compatta tela. Dentro i confini che esso impone nasce l’immaginazione del bambino, che trasferisce uomini e fatti nel cerchio delle sue fantasie. Floriana Coppola sceglie per il proprio romanzo i colori leggeri di un sogno, in cui il reale e l’immaginario convivono, senza ostacolarsi. Una scrittura visionaria tesa verso la rappresentazione della tessitura imprevedibile dei legami più stretti. La rievocazione di questo mondo adolescenziale è contemporaneamente anche un congedo. Il personaggio adulto ha ormai un’altra esperienza. Ha incontrato il volto amaro delle cose e sa che niente può restare colorato e leggero come nel proprio passato. La sua conoscenza è diventata “il setaccio attraverso cui passa la sabbia della vita”.
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