Corpi e immagini: letteratura, cinema, teatro
Scritture comparate al femminile
Orvieto, 20-22 novembre 1998
Organizzato con il sostegno finanziario del Comune di Orvieto e della Provincia di Terni, grazie alla disponibilità di Giovanna Petrelli e alla preziosa mediazione di Eloisa Manciati – purtroppo scomparsa alcuni anni fa – il II convegno della SIL, come appare chiaro fin dal titolo, ha voluto esplicitare e enfatizzare quell’aspetto di apertura ad altri settori della produzione artistica delle donne, oltre la letteratura, che fin dagli inizi caratterizza la nostra associazione. Ha dunque dedicato spazio al teatro, con una relazione di Héléne Cixous, corredata da un’intervista condotta da Nadia Setti (purtroppo entrambe in video, a causa di un improvviso malessere della studiosa francese, che le ha impedito di partecipare personalmente al convegno), e al cinema, con una relazione di Giuliana Bruno e una “Serata Sally Potter”, organizzata da Pina Mandolfo con un collage dalle opere della regista inglese e introdotta da Veronica Pravadelli. Di cinema e di teatro – e ovviamente di letteratura – si è parlato anche nei numerosi laboratori che hanno fatto corona alle sessioni plenarie, costituendo un prezioso momento di scambio tra le partecipanti.
Qui di seguito riportiamo parte l’articolo di Anna Maria Sorbo pubblicato a suo tempo da DWpress, che ben ci sembra rendere conto delle tre ricche giornate del convegno.
Orvieto – Il freddo, nella bella cittadina umbra dove Luca Signorelli lasciò il suo celebre, stupefacente ciclo di affreschi a decorare (ci perdoni il Signorelli questo semplice “decorare”) la Cappella Nuova, o Cappella di San Brizio, in fondo al braccio destro del transetto del Duomo, è intenso, ma secco e non ci infastidisce per nulla. Qualche appunto a margine, e tuttavia resta un’occasione di incontro da lasciarsi sfuggire a malincuore quella offerta dal secondo Convegno annuale della Società Italiana delle Letterate ospitato ad Orvieto nell’ultimo fine settimana (da venerdì 20 a domenica 22). Ad allettare sta soprattutto il tema, proposto in fascinosa endiadi – Corpi e immagini – da modulare nell’universo vasto della creazione artistica – letteratura, cinema, teatro. “Lo spirito del convegno ha enfatizzato ed esplicitato quell’aspetto di apertura ad altri settori della produzione artistica delle donne oltre la letteratura”, ha spiegato Paola Bono, presidente della Sil, nell’introdurre i lavori insieme all’assessore alla cultura del Comune di Orvieto Enrico Petrangeli. Interdisciplinarità dunque, che rispettando la centralità della letteratura (si direbbe naturale in una Società delle Letterate) amplia sensibilmente l’attenzione e l’interesse del dibattito sulla scrittura delle donne come scritture comparate al femminile (giusto il suggerimento del sottotitolo). Verso il cinema, che – è una nostra brutta sintesi delle due relazioni principali – è una forma di conoscenza e rappresentazione della soggettività incorporata e spazializzata (“l’immagine in movimento è realmente un mezzo di esplorazione: un luogo di transiti, dove al contempo risiede e circola la storia e la geografia del soggetto. Il paesaggio cine(ma)tico è una moderna cartografia – una mappa mobile”, ha concluso Giuliana Bruno di cui diciamo più avanti); il teatro – la scena – il luogo precipuo della intersoggettività, della differenza incarnata (nella scrittura teatrale dunque – osserva Hélène Cixous in proposito, con riferimento alla sua collaborazione con Ariane Mnouchkine e il suo Théatre du Soleil – “la mia soggettività bisogna che ceda il posto a cinquanta soggettività che devono essere staccate da me (…) l’accento a teatro è meno su sessuale che su differenza (…) quello che trionfa nel teatro: la presenza stessa. Come se non ci fosse un terzo sesso, ma la differenza sessuale come sesso che può trovare carne sulla scena”. L’ispirazione insomma ci sembra notevole e, di più, straordinariamente contemporanea a quest’era veloce che corre tra gli opposti confini della saturazione del corpo-immagine e dell’incorporea tensione del virtuale. Del resto, “le idee vengono perché si vive nel proprio tempo e in qualche modo certe questioni si respirano, si sentono senza rendersene conto. Tuttavia questo problema del corpo e della sua rappresentazione è stato (ed è, aggiungeremmo, ndr) una questione così centrale per quanto riguarda l’elaborazione delle donne che anche se non fosse nell’aria noi ce ne saremmo occupate lo stesso”, chiarisce Paola Bono – con Anna Maria Crispino, vicepresidente della Sil e direttora di Legendaria, ed Eloisa Manciati, l’anima organizzativa della tre giorni orvietana.
Peccato che qualche antipatico ritardo (abitudine che si vuole tutta italiana e d’incallito uso, pare proprio, negli appuntamenti di cultura) abbia provocato vari differimenti, tagliato qua e là sequenze di parola e video ed accorciato durate, specie dei dibattiti, che qualche fortuita occorrenza (altrimenti dette imprevisti) sia intervenuta a tempo (in)debito a sfumare due speciali opportunità in programma – purtroppo, vista la dolorosa circostanza che ha tenuto lontano entrambe le ospiti d’eccezione. Ovvero, le previste presenze di Sally Potter, che pure malgrado i complessi problemi logistici legati alla sua attività si diceva in arrivo (tanto che aveva indotto le organizzatrici a rinominare una iniziale “Serata Sally Potter” in “Serata con Sally Potter”), e di Hélene Cixous, appena tre-quattro giorni avanti attesissima ad Orvieto in compagnia della cara vecchia madre. Della regista americana si sono visti comunque video e sequenze (assemblati per l’occasione da Pina Mandolfo della Sil e introdotti da Veronica Pravadelli dell’Università Roma Tre) e quindi alcuni lavori sperimentali, per intero l’originale e stimolante Thriller, del 1979 – che con una inedita Mimì, l’attrice Colette Lafont, e una struttura mista, piuttosto fredda e statica, traversa e decompone il processo di naturalizzazione attuato dall’opera melodrammatica e in generale da un certo tipo di cinema, e di teatro e tout court di arte – e in brani il successivo The gold diggers, del 1983, per arrivare a scene dei più recenti Orlando e Lezioni di tango. Ed Hélène Cixous ha parlato anche lei (inconvenienti tecnici a parte, in cui accidentalmente si incorre all’ultimo istante, verifiche trascorse) dal grande schermo che sovrastava il tavolo delle relazioni nella Sala del Quattrocento al secondo piano del Palazzo del Popolo, in video-lettura e intervista (di Nadia Setti).
D’altra parte, il secondo Convegno annuale della Società Italiana delle Letterate – il terzo, includendo il ritrovo all’atto di costituzione della società stessa – ha ancora le fattezze mutevoli delle attività nascenti e come in un work in progress che aggrega emenda convalida raffina “la struttura va perfezionandosi, sperabilmente”, ci conferma Paola Bono. Scartando l’austerità del full immersion quest’appuntamento orvietano ha scelto un calendario sufficientemente flessibile e disteso. Delle sessioni plenarie, ripartite equamente fra le tre giornate, a svolgere il tema principale del convegno e proporre momenti più “teorici” – con la relazione di Giuliana Bruno dell’Università americana di Harvard Viaggio in Italia commentata da Lucilla Albano dell’Università di Roma Tre e la già citata relazione di Hélène Cixous Scrivere per il teatro (pubblicata quasi interamente dal Manifesto di giovedì 19 novembre, e che invitiamo a leggere) cui ha fatto seguito il commento di Edda Melon dell’Università di Torino, oltre alla plenaria conclusiva (che era affidata a Vita Fortunati del Direttivo Sil). Ma soprattutto una scaletta assai articolata e ricca di laboratori, coordinati da socie e non (citiamo per esempio Lidia Ravera per il laboratorio Passaggi di genere: letteratura, cinema, teatro, e Benedetta Barzini per L’abito e il corpo), secondo la formula già sperimentata nella scorsa esperienza fiorentina, ma ampliata di numero (per un totale di nove invece che i precedenti cinque) e voluta stavolta per un doppio incontro, comprensibilmente: “l’appuntamento unico assegnato ai laboratori nel convegno di Firenze, nota Paola Bono, risultava insufficiente alla realizzazione e all’estendersi di un necessario dibattito. Vero fulcro del lavoro comune, i laboratori rappresentano il momento reale dello scambio tra le donne: si interviene, ci si esprime liberamente, si interagisce con le altre, si riprendono i suggerimenti degli interventi delle relatrici”. Oltre agli appena citati laboratori, l’agio dell’informazione ci impone qui di seguito di comunicare gli altri sette titoli e le rispettive coordinatrici: Dalla parte della lettrice/spettatrice, Anna Santoro e Anna Maria Crispino; Il sud delle donne/Le donne del sud: parole e immagini, Pina Mandolfo e Clelia Pallotta; Il “sublime” femminile tra cinema e letteratura, Silvia Carotenuto e Lidia Curti; Corpi in transito: desiderio e performance, Liana Borghi e “Cassandra”; Voci, suoni e immagini dai Caraibi, Giovanna Covi, Marie Hélène Laforest e Alessandra Riccio; Narcisismo di vita, narcisismo di morte, Rita Calabrese, Stefania Caracci e Maria Luisa Di Blasi; Il corpo, la scena, la parola, Stefania Zampiga e Roberta Gelpi.
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