Strenne/Scritture Biografie, cinema, romanzi e…

PASSAPAROLA:
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Dodici righe, più o meno

Mi permetto 5 consigli e 2 richieste in queste poche 12 righe. Nonostante l’antipatia che mi suscita l’autore, suggerisco Qualcosa di Scritto di Emanuele Trevi . Ottimo libro su Pier Paolo Pasolini e dintorni. Assolutamente da non perdere Non per odio ma per amore. Storie di donne internazionaliste [Derive Approdi], scritto a quatto mani da Paola Staccioli e Haidi Gaggio Giuliani; Una autrice misteriosa, attraente per questo: Anatomia della ragazza zoo di Tenera Valse ; Imperdibile Toni Morrison, l’ultimo libro, tradotto sempre per Frassinelli, è A casa; Leggere o rileggere L’arte della gioia  di Goliarda Sapienza fa tanto bene al cuore. Mentre La lotta di classe dopo la lotta di classe di Luciano Gallino permette di fare scorta di un po’ di sana rabbia. Due righe le spendo per due libri che vorrei ricevere: un romanzo di Melania Mazzucco perché non l’ho mai letta e Basta così di Wisława Szymborska per salutare quest’anno, tutt’altro che poetico, con i versi di una delle mie poetesse preferite. Barbara Romagnoli

 

 

 

Emanuele Trevi, Qualcosa di scritto, Ponte alle Grazie Milano 2012, 246 pagine, 16,80 euro

Paola Staccioli, Hidi Gaggio Giuliani, Non per odio ma per amore. Storie di donne internazionalisteDeriveApprodi Roma 2012, 236 pagine 15 euro

Tenera Valse, Anatomia della ragazza zoo, Il Saggiatore, Milano 2012, 346 pagine 15 euro

Toni Morrison, A casa, traduzione di Franca Cavagnoli Frassinelli Milano 2012, 175 pagine 18,50 euro

Luciano Gallino, La lotta di classe dopo la lotta di classe. Intervista a cura di Paola Borgna,    Laterza Roma-Bari 2012, 213 pagine 12 euro

Wisława Szymborska, Basta così, a cura di Ryszard Krynicki, traduzione di Silvano De Fant, Adelphi Milano 2012, 85 pagine 10 euro

Liliana Cavani, una regista per niente glam

Dedicato a tutte le lettrici che non amano i romanzi e a quelle che per Natale non regalano libri “natalizi” vale a dire piacevoli, da leggere, rilassanti e senza impegno. Il libro che sto per consigliarvi parla di una regista che non è “di moda” e che ha dedicato il suo ultimo film alle Clarisse, argomento non particolarmente glam, cioè Liliana Cavani. Chi ne parla non è un critico di quelli noti al grande pubblico, ma è una studiosa seria, informata, che scrive in italiano e non in gergo tecnico e che conosce Cavani da quando le ha dedicato la sua tesi di laurea, vale a dire Francesca Brignoli. Il suo Liliana Cavani. Ogni possibile viaggio, è costituito, oltre che da puntuali ed esaurienti schede sui suoi film e dai consueti apparati  (filmografia, teatrografia, bibliografia e rassegna stampa), da tredici capitoli tematici dedicati ai rapporti della regista con la critica, l’Oriente, gli attori, la censura ecc. ecc. e ovviamente anche con le donne. “Regista dello scandalo”, “provocatrice”, “intellettuale laica e trasgressiva”: Cavani può essere tutto questo e Brignoli ci svela come. Lia Giachero

Francesca Brignoli, Liliana Cavani. Ogni possibile viaggio Le Mani, Genova 2011,  320 pagine 20 euro

Delitti, ladri e assassini da mille e una notte

Avevo, lo ammetto, dormito sonni tranquilli. Non che le storie narrate ne Le mille e una notte siano rassicuranti. Anzi. Né il prologo, la storia del feroce sultano Shahriyar che uccide tutte le sue mogli finché non viene domato dall’arte del racconto di Shahrazad, lascia tranquilli. È che non immaginavo che quella fosse solo una faccia della medaglia. E cioè che in epoca abbasside (fra il 750 e il 1258) a scrivere storie di delitti, ladri e assassini fossero pure i rappresentanti delle élites. E se nelle storie de Le mille e una notte a spuntarla sono quasi sempre simpatici malfattori, nelle parabole noir trasmesse prima a voce e poi per iscritto dai potenti, sono califfi e prefetti di polizia a far la parte dei vincenti. Non tanto perché giustizia trionfi (i castighi sono spesso atroci), ma perché si confermi la legittimità del loro potere. Raccolta originale e inattesa, dunque, questa di Manni, che fra l’altro nasce anche per i coraggiosi studenti della bellissima lingua araba. Li si invidia parecchio, scorrendo il testo a fronte in originale. Valeria Palumbo

Gialli d’Oriente a cura di Katia Zakharia, traduzione italiana di Arianna Tondi, introduzione di Samuela Pagani, Manni,  251 pagine, 17,00 euro

Cosmogonia di Murakami

«Anno 1Q84. Ecco, d’ora in poi lo chiamerò così» dice Aomame a se stessa, quando scopre che intorno a lei tutto è cambiato, l’aria, il paesaggio e, sopratutto, il cielo, governato da due lune: la mother e la daugter.  Ora, come un animale nella foresta, deve adattarsi, e in fretta. Compito non impossibile per Aomame, istruttrice di arti marziali, capace quando si rende necessario di dare una morte invisibile e indolore.
Parallelamente Tengo, un professore di matematica e aspirante scrittore, viene coinvolto da un editor disinvolto a riscrivere La crisalide d’aria. il romanzo fantastico di una strana ragazza diciassettenne. Fukada Eriko detta Fukaeri, sostiene di aver vissuto tutto quanto vi si racconta, vale a dire di una capra cieca dalla cui bocca escono sei piccoli omini, chiamati Lettle People che estraggono dall’aria fili luminosi per costruire “crisalidi d’aria”.
Aomame e Tengo conducono vite parallele, quasi spartane e alquanto solitarie, dentro una nuova cosmogonia e sembrano destinati a cercarsi senza mai incontrarsi. Luciana Di Mauro

Murakami Haruki, 1Q84 Libro 1 e 2 Aprile-Settembre, pag 724, 20 euro; 1Q84 Libro 3 Ottobre-Dicembre, pag. 395, 18,50 euro,

Einaudi, Torino 2011

Tra madre e figlia

Ci si può domandare a volte perché nelle favole ci sono non solo  biancanevi e belle addormentate ma tante, belle, regine malefiche. Che sapore c’è a far male? Elena Ferrante crea personagge il cui fascino  sembra risiedere proprio nel loro rapporto con la malvagità, la cattiveria, che certo non sono gratuite ma hanno un significato profondo, radicato nella loro storia e nel loro corpo. Le sue personagge rivelano un aspetto negativo, mortifero, aggressivo nelle relazioni tra madri e figlie ma non solo, da donna a donna. Ferrante mette a fuoco sentimenti e pulsioni distruttrici che si traducono in atti di violenza, diretti verso la coppia madre bambina, riattualizzazione di una memoria dolorosa della relazione madre figlia. Perché Leda è gelosa della bella Nina e del rapporto che questa ha con la propria bambina, che con la sua bambola gioca alla mamma e alla bambina? Perché Leda si sente liberata dalla partenza delle figlie, contenta di prendersi sola una vacanza al mare? Proprio in questo luogo di vuoto e lontananza, il proprio passato riaffiora, le ritornano le frasi della madre, il suo dialetto napoletano. L’attenzione di Leda è attratta da una donna che sembra diversa dagli altri, Nina che, calma e paziente, si prende cura della propria bambina offrendo allo sguardo sempre più curioso di Leda l’immagine di un’altra relazione possibile tra mamma  e bambina. Certo molto diversa da quella vissuta da Leda con la madre. La donna sembra estremamente attratta da Nina, fin quando, con un gesto improvviso e inspiegabile, sottrae la bambola alla bambina, frantumando  il quadro idillico del loro gioco, gettandole nella disperazione e esponendosi al groviglio tormentato della propria storia di figlia e di madre. Nadia Setti

Elena Ferrante La figlia oscura, e/o tascabili, Roma 2006, pag. 141, euro 14,50

 

 

Passioni tra donne e gioco

Short. Breve breve. E parla di scacchi, come ci si potrebbe senz’altro aspettare da Paolo Maurensig. Ma vale comunque la pena, questo libretto. Perché, anche se qui il gioco degli scacchi non è più metafora di vita, come nella Variante di Lünenburg, ma pura ossessione. Anche se si tratta di un racconto e non di un romanzo, Maurensig riesce a descrivere con abilità il carattere di Aloiz Bauer, parroco troppo distratto dalla vita, e l’atmosfera di un paesino in provincia di Bolzano. Forse è meno riuscita la figura del suo sfidante, Harrwitz, imbattibile e misterioso maestro di scacchi di origine ebraica. Nell’insieme però il passo del racconto è incalzante: spinge a correre verso la fine. Anticiparla è impossibile. Solo una considerazione: qui gli uomini si trovano a scegliere tra amore per una donna e passione per il gioco. E restano protagonisti. Sarebbe interessante scoprire un romanzo o un racconto in cui accada il contrario. Come nella vita: spesso anche loro sono semplici pedoni. Valeria Palumbo

Paolo Maurensig, L’ultima traversa, Barbera Editore 85 pagine, 7,90 euro

 

 

Anni di movimento e femminismo

La Candide, di Lucia Bisi, architetta milanese e storica dell’architettura, è una “riscrittura” del Candide di Voltaire. Il romanzo parte dal 1968 e ripercorre gli anni del movimento e del femminismo con levità e ironia pari a quelle con cui il suo omologo francese tratta il secolo dei lumi. Al centro, con una sapiente trasposizione linguistica e tematica, i punti salienti, e attualissimi, della riflessione volterriana sul mondo. Lo sguardo della protagonista che, abbandonato il giardino paterno, piomba nella Milano dei moti studenteschi e operai, si posa sugli altri personaggi con uno stupore disarmato capace d’illuminarne i profili stilizzati: dall’ex marito Pfaff le cui asserzioni che tutto è per il meglio inducono alla protagonista disastri a ripetizione, all’amico pessimista Martin sempre a interrogarsi se siano peggio “le convulsioni dell’inquietudine o il letargo della noia”, dall’amica femminista Eulalia dispensatrice di saggi consigli, alla figlia Santina, di nome e di fatto, sino all’immortale gatto Tonton che veglia, sordo e imperterrito, ai margini della storia. Maria Pia Simonetti

Lucia Bisi, La Candide, ovvero l’ingannevole ottimismo Canova, Treviso 2012, 192 pagine 11,90 euro

 

Il filo della voglia di vivere

Il romanzo racconta l’estate di una donna non più giovane, appena uscita dalla grave depressione conseguente all’abbandono da parte del marito, con cui ha condiviso circa trent’anni di vita. Rifugiatasi in una casa presa in affitto, la protagonista impara a convivere con la sua sofferenza attraverso le relazioni con bambine, adolescenti, donne di età diverse, le cui storie, come tessere di un mosaico, finiscono per comporre uno straordinario ritratto collettivo, in cui la vita di ogni donna potrebbe rispecchiarsi, almeno parzialmente. Vite segnate tutte, anche se in modo vario, dal dolore e dalla difficoltà delle relazioni non solo con “l’altro”, ma  anche con le proprie simili. Eppure il filo della voglia di vivere resta saldo anche nelle situazioni più disperate e la protagonista, costretta suo malgrado a passare tutta l’estate “senza uomini”, ritrova se stessa e il senso di una vita che non ha bisogno, per essere vissuta con pienezza, della presenza di un compagno. Tra le pagine più interessanti del libro quelle che ritraggono con lucidità e tenerezza le donne ospiti di una residenza per anziane, tra cui la madre della protagonista: un punto di vista abbastanza inedito che offre spunti di riflessione non banali. Gabriella De Angelis

Siri Hustvedt, Estate senza uomini, traduzione di Gioia Guerzoni, Einaudi Torino 2012, 151 pagine, 17 euro

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