Se qualche chiarimento può venire dalla decadenza di Berlusconi, è su quell’insieme dei comportamenti che ormai vengono chiamati berlusconismo. Comportamenti che riguardano la politica, l’etica, la sessualità, in un intreccio molto “visibile”, eppure pochissimo compreso. Risulta quindi ancora più utile il libro di Tamar Pitch Contro il decoro, che uscito all’inizio dell’anno, quando era ancora in carica il governo Monti, oggi, qualche era politica dopo, è uno strumento efficace e agile per decodificare le retoriche del perbenismo, considerate da tante e tanti l’unica risorsa possibile contro l’avanzare della “volgarità”.
Ma cosa è il decoro per Pitch? Sulla base delle definizioni del vocabolario, “la prima accezione di decoro è ‘complesso di valori e atteggiamenti ritenuti confacenti ad una vita dignitosa, riservata, corretta’…:È sinonimo, appunto di ‘dignità, contegno, convenienza, discrezione’. Ma se i ricchi possono ‘discreti’, forse ‘dignitosi’, ben difficilmente saranno definiti ‘decorosi’. Decoroso è chi sta nei limiti…i ricchi e i potenti non hanno bisogno di imporsi limiti e non devono essere decorosi”.
Tamar Pitch, che insegna Filosofia e Sociologia del diritto all’Università di Perugia, legge il decoro come una delle chiavi di volta delle contemporanee forme di controllo sociale.
La categoria del “decoro”, riguarda le persone, ma anche le città, assimilate alla casa, nel desiderio di ordine e pulizia, e si oppone all’indecenza.
E qui torna il caso italiano. Oggi, che Berlusconi in prima persona è fuori dalla scena politica, si potrà forse valutare meglio quell’impasto che è stato rubricato nella categoria dell’indecente. Con una particolare attenzione alle donne, ai corpi delle donne. Una categoria, l’indecenza, altrettanto inefficace del decoro per comprendere quanto avviene. Perché tante donne scelgono quella via? È utile dividere il mondo tra che è perbene e chi è permale?
“ Decoro e indecenza non si contrappongono” scrive Tamar Pitch, “ma delineano un dispositivo di controllo che agisce per piegare il desiderio a puro consumo di merci. Al centro di questo dispositivo vi è il governo dei corpi, di cui quello delle donne è il simbolo, essendo il luogo principe della sessualità”. Sono retoriche pubbliche che mascherano il tema del dominio, chi domina e chi è dominato, e sulla base della paura e dell’indignazione, mobilitano contro nemici indistinti, dividono, impediscono di vedere ciò che è comune.
La sparizione di B. dalla politica istituzionale rende sempre più visibile che decoro e decenza non permettono di comprendere quanto avviene. Forse nelle tv si vedono meno scollature femminili, ma i comportamenti a rischio non sembrano in via di sparizione. Le scelte femminili sono tuttora molto aperte. E spesso per nulla decorose.
Tamar Pitch, Contro il decoro. L’uso politico della pubblica decenza, Laterza BariRoma 2013, 90 pagine, 14 euro
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