Vivere alle spalle dei ricchi

PASSAPAROLA:
FacebooktwitterpinterestlinkedinmailFacebooktwitterpinterestlinkedinmail

Di Edith Wharton non c’è nulla che non valga la pena di essere letto. Le sue cronache e i suoi racconti dal fronte della prima guerra mondiale, per esempio, sono imperdibili, a cominciare da Fighting France e The Marne. Per non parlare ovviamente dei suoi romanzi più conosciuti, da Ethan Frome a L’età dell’innocenza fino a La casa del mirto. Detto questo, altrettanto ovviamente, non tutto della scrittrice statunitense, primo premio Pulitzer donna, è dello stesso livello. Raggi di luna non appartiene, forse, alla prima scelta della Wharton, benché più volte tradotto e pubblicato in italiano.

È la storia di Susy e Nick, due scrocconi americani che campano sulle spalle dei loro ricchissimi, annoiatissimi e insopportabili amici ricchi europei. Vivere da eterni scrocconi non è uno scherzo: implica pazienza, notevole freddezza, perenne buonumore e capacità di scendere a compromessi. E qui casca l’asino perché il malmostoso Nick, che pure vive in una stanza squallida e modesta ma non rinuncia al piacere di farsi portare in viaggio dai suoi mecenati, di mangiare con loro nei migliori ristoranti e di andare a teatro, ritiene di avere dei ferrei principi morali. Così quando, più per capriccio che per convinzione, sposa la sua deliziosa e gaia Susy (che nella mia immaginazione ha subito preso i connotati di Emma Stone, nei panni della piccola imbrogliona americana nell’ultimo, inutile film di Woody Allen, Magic in the Moonlight), lascia prima che sia lei a organizzare la vita agiata di due nullatenenti. E poi si mette di traverso. Il patto matrimoniale fra i due è chiarissimo: resteranno sposati soltanto un anno, fino a che non avranno consumato gli assegni che sono stati loro elargiti dai divertiti amici come regalo di nozze e fino a che riusciranno a vivere nelle case prestate loro per una lunga luna di miele. Lei è moderna e spregiudicata e, per questo Nick crede di amarla. Lui ė apparentemente disilluso e cinico. E per questo lei se ne innamora.

In realtà lui è il solito intellettuale narciso pronto a saltare sulla barca di chiunque proclami di credere nel suo talento, spregiudicato solo quando gli conviene e moralista con la moglie. Lei è una piccola borghese tutta nastri e vizi finché non scopre la perversione della devozione maritale e, peggio ancora, i piaceri dell’accudimento dei pargoli (altrui). In sintesi: all’improvviso e in modo abbastanza inspiegabile lui fugge e si rivela per quello che è. E lei inspiegabilmente ne soffre. Non vi racconto come va a finire. Di certo, la Wharton, che scelse di vivere in Francia, anche per sfuggire a un marito pazzo, come pure per respirare un’aria meno bacchettona di quella americana, descrive magnificamente l’insipienza dei ricchi cosmopoliti europei del Primo Novecento. E altrettanto bene la lucida abilità dei parassiti che vivevano a loro spese. Rende perfettamente l’affresco di uomini e donne inutili. Poi si fa prendere un po’ la mano dal mélo. Peccato. Resta comunque grande. Il romanzo scorre via con estrema leggerezza. Mentre il fastidio per il mondo che vi viene raccontato resta impresso. E fa riflettere per la sua devastante attualità.

*

Edith Wharton, Raggi di luna, Bollati Boringhieri, 16,50 euro, pagg. 272

 

PUOI SEGUIRE LA SIL SU: FacebooktwitteryoutubeFacebooktwitteryoutube
PASSAPAROLA:
FacebooktwitterpinterestlinkedinmailFacebooktwitterpinterestlinkedinmail
Categorie