Le personagge di Anilda Ibrahimi

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Quando cominciate un nuovo libro che cosa viene per primo: un evento, una scena, uno o dei personnaggi?
La prima cosa è la voce del libro, la voglio trovare sin dalle prime pagine, se non c’è non vado avanti, cancello e riscrivo finchè non mi convince. Quando la voce c’è subentra l’altra preoccupazione, delineare un mondo dove i miei personaggi si muoveranno. E lo capisco se quel mondo c’è già dal primo capitolo. Quando ho queste due cose, vado avanti tranquilla.

Vi sembra che la differenza tra personaggia/gio sia importante? Decisiva? Senza importanza?
Questa differenza per me è tutto. Vengo da una cultura orale trasmessa di madre in figlia, sono cresciuta in una famiglia piena di donne, ed ho assorbito in pieno tutta una tradizione di saperi e di sapienza femminile che veniva da secoli. Un mondo dove agli uomini era assegnato il potere e alle donne la parola e il racconto, quindi questa differenza è decisiva nel mio racconto.

Se si tratta di un personaggio questo (lui o lei) è legato a un ricordo, a un fatto di cronaca, a un avvenimento storico, personale o collettivo, a un’immagine, a una frase…?
Voglio raccontare la vita in tutte le sue sfumature, e per fare questo bisogna raccontare un po’ tutto, la storia, la cronaca, la politica e perché no anche avvenimenti personali. Per rispondere alla domanda i miei personaggi sono legati ai colori e questi colori vengono dalla mia memoria ricostruita in quell’altrove dove ora vivo. La memoria ha la forza di riportarmi nei luoghi passati e farmi rivedere i colori del mosaico pieno di vita di sole e di persone che diventano personaggi. A volte ho un po’ di difficoltà perché come tutto il resto anche i colori cambiano, sfumano e insieme a loro anche i loro significati che evolvono e si trasformano.

Quando il personaggio si è confermato o imposto lo lasciate continuare il proprio cammino, in altri termini trovate che i personaggi abbiano o no una vita autonoma?
I miei personaggi devono muoversi in quel mondo delineato di cui vi parlavo prima, quando racconto una storia loro sono parte di quell’ universo e non si tratta di autonomia intesa come nella vita reale. Loro vivono in funzione della storia che io voglio raccontare e le scelte sono mie, seguendo certo la psicologia del personaggio, tutto qui.

Secondo voi, i personnaggi /le personagge sono più forti o no dell’autore/autrice?
No, assolutamente no. Il personaggio è un derivato dell’autore altrimenti non si ha letteratura, non si ha narrativa , creazione, invenzione. Si ha semplicemente resoconto.

Vi è capitato di essere state sorprese dal sopraggiungere di un personaggio inaspettato? In che modo il personaggio/la personaggia è una straniera/ uno straniero per voi ? O al contrario qualcun/a di estremamente intimo?
Strada facendo ti vengono tante idee, vecchi amici o conoscenti che possono diventare personaggi, o meglio possono arricchire i tuoi personaggi. Il bello di questo mestiere è l’invenzione, creare una vita parallela che potrebbe essere tua o di tante altre persone che conosci. Non trovo interessante far entrare personaggi già pronti, con il loro mondo e tutto il resto. Prendo pezzi di vita, di pensieri, di tik, abitudini, modi di vestire, etc, che mi aiutano a dar vita ai personaggi.

Quale tra personaggi (maschili e femminili) delle vostre letture avete amato di più?
In generale amo i personaggi senza speranza, senza redenzione, ad esempio Santiago de “Il vecchio e il mare” di Hemingway o i personaggi di Pasolini.

Quali dei vostri personaggi/e amate di più?
Mi piace pensare che il personaggio che amo di più è quello più complesso, quello a cui ho dato tutto e non manca nulla, insomma quello perfetto. Vuol dire che non l’ho scritto ancora. Magari sarà nel prossimo romanzo che sto ultimando in questi giorni e uscirà prossimamente. A distanza di tempo scopro che avrei potuto dare di più ai miei personaggi, mi rallegra il fatto che ho ancora tante storie da raccontare e quindi prima o poi arriverà.


Anilda IbrahimiAnilda Ibrahimi è nata a Valona nel 1972. Studia Letteratura e si laurea a Tirana nel 1994. In seguito si trasferisce in Svizzera, poi dal 1997 in Italia. In Italia è coautrice di numerose antologie, tra cui Quaderno Balcanico II (Cittadini della poesia – Loggia de’ Lanzi ed., 2000) e Lingue di terre lingue di mare (Antologia dei poeti mediterranei, ed. Messogea, 2001. Rosso come una sposa è uscito presso Einaudi nel 2008 e ha vinto i premi Edoardo Kihlgren – Città di Milano, Corrado Alvaro, Città di Penne, Giuseppe Antonio Arena e La Magna Capitana. Per Einaudi, ha pubblicato anche il suo secondo romanzo, L’amore e gli stracci del tempo.

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