La donna dal cappotto verde, di Edith Bruck (Garzanti 2012), 119 p. € 15,60
Leggi la recensione di Silvia Neonato sul Letterate Magazine
Dalla quarta di copertina
E una mattina qualsiasi di un giorno qualsiasi. Lea Linder sta comprando il pane. Nel negozio la osserva una donna anziana. E avvolta in un cappotto verde. Le si avvicina e quasi urla: “Sei Lea, la piccola Lea di Auschwitz!”. E fugge, scompare. Come ha fatto quella donna a riconoscerla dopo tanti anni? Chi è? Chi era? Lea non riesce più a darsi pace. La cerca. Vuole scovare quel fantasma. Si sforza di ricordare. Se conosceva il suo nome, può essere stata un’aguzzina nel luogo dell’ignominia? Riesce a individuarla. Incontrarla. E ancora a temerla come la bambina di allora, dibattendosi tra il perdono e la rivalsa. Edith Bruck, straordinaria testimone della più grande tragedia del nostro tempo, affronta con fine sensibilità due temi chiave che segnano l’esistenza di tutti noi: la memoria e la pietà. “La donna dal cappotto verde” li indaga facendone il motore di una storia, la storia – possibile e impossibile – di due donne che si cercano, oltre il dolore e la colpa.
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