Ci sono persone che si trovano a vivere o scelgono, per se stesse, una vita tumultuosa, spesso tramata dai percorsi più disparati, che li portano spesso molto lontano da casa; eppure un’estrema elasticità delle loro radici vale a riportarle infallibilmente nel luogo dove tutto è iniziato. È questo il caso di Goliarda Sapienza. Non c’è pagina della sua scrittura o angolo della sua interiorità che non rechi traccia del luogo in cui è nata, quella via Pistone raggomitolata nel dedalo della Civita catanese, via che si restringe in un vicolo, come è raccontato in Lettera aperta , “in un budello scuro e senza aria, dove la luce non arriva mai”, come viene detto in uno dei racconti onirici di Destino coatto . E questa via si porta dietro via dei Tipografi e via Buda, infinitamente percorse, nell’adolescenza e nel ricordo, e l’intero quartiere della Civita, il Cinema Mirone, l’Arena Bellini, Piazza del Duomo e buona parte della topografia di Catania.
Proprio per questo risulta di straordinario interesse l’evento organizzato da Pina Mandolfo e dalla SIL di Palermo: tre giorni, dal 14 al 16 settembre, dedicati al profondo e controverso rapporto di Goliarda Sapienza con la sua città. L’appuntamento, che viene ad inserirsi nel discorso sulle personagge proficuamente avviato dal convegno di Genova del 2011, trova infatti il suo nucleo fondante in un tour sentimentale e letterario nei luoghi cari alla scrittrice.
L’itinerario, previsto nella giornata di sabato 15 settembre, non può che partire dal numero 20 di via Pistone, sulla cui facciata la SIL apporrà una targa commemorativa: lì è la casa di Goliarda, tante volte rivisitata nella scrittura, la casa popolata di persone appassionate e intransigenti, brulicante di idee, turbamenti e conflitti in cui era stimolante e complicato vivere.
Tra letture-spettacolo, narrazioni e performance, l’itinerario va a toccare diverse stazioni, tutte ugualmente importanti.
La bottega del puparo Insanguine, territorio di prova della giovanissima Iuzza, che mentre rammenda con delicatezza gli splendidi costumi di scena dei pupi impara a sfrenare l’immaginazione al ritmo impetuoso delle loro gesta. E poi, la Civita, “città nella città”, quartiere di crudo realismo – con la sua umanità emarginata di piccoli bottegai e mendicanti, truffatori e prostitute affacciate alle porte dei loro bassi – e insieme di stregata allucinazione, come emerge dalle pagine del romanzo postumo Io, Jean Gabin. «La Civita la notte, quando tutti i bassi erano chiusi, svegliava i suoi mostri scolpiti in quella pietra affilata e nera d’inferno e cominciava a risuonare tutta di gemiti, grugniti, fiati lunghi di serpenti, mori, meduse, melusine».
In questo romanzo, che è uno dei più belli della scrittrice, s’accampa un altro luminoso fuoco d’interesse: il Cinema Mirone, in cui l’adolescente Goliarda, assediata dal rigore ideologico della sua famiglia di combattivi antifascisti e dalla slabbrata umanità della Civita, estranea ad ogni ideologia, fa esperienza di altri aspetti della realtà. Una realtà di avventure, di amori torbidi e di inganni, di ribellioni e vagabondaggi che entra in lei attraverso lo sguardo di Jean Gabin, eroe anarchico e randagio, refrattario ad ogni convenzione e dunque fatalmente perdente con cui è bello identificarsi. L’immagine di lei, ragazzina, che s’aggira nella sua casbah di lava con la camminata di Jean Gabin, costituisce non solo la sigla più significativa del romanzo, ma anche una preziosa chiave d’accesso al nucleo più profondo di Goliarda.
A proposito di chiavi d’accesso: una, fondamentale, ci è stata fornita dal libro di Giovanna Providenti La porta aperta. Vita di Goliarda Sapienza che è al tempo stesso una ricostruzione documentatissima delle opere e dei giorni di Goliarda e un’appassionata e avvincente narrazione, con l’ulteriore merito di aver dato pieno diritto di cittadinanza al rispetto dell’irriducibilità della scrittrice.
E poi… poi c’è il Golfo dell’Ognina, che è l’alfa e l’omega di Goliarda, il luogo dove ha imparato a conoscere il mare “bara e culla, sibilla muta e risposta sicura”; il luogo delle rivelazioni, talvolta scomode e perturbanti – come la frase pronunciata dal fratello Carlo, mentre la spingeva in acqua dal precipizio delle scalette dell’Ognina –; il luogo dell’adolescenziale libertà e della consapevole maturità, mai arresa e anzi sempre pronta a nuove sfide. E certo non stupisce che sia anche l’alfa e l’omega di Modesta, forse la personaggia più affascinante e eccentrica della nostra letteratura: il romanzo di cui è protagonista, L’arte della gioia, si apre e si chiude nel segno del mare, dapprima soltanto immaginato, poi finalmente vissuto con la consapevolezza di chi ha conosciuto e imparato a praticare l’arte della gioia.
I libri citati di Goliarda Sapienza
Lettera aperta Sellerio Palermo 1997
Destino coatto Empiria Roma 2002
Io, Jean Gabin Einaudi Torino 2010
L’arte della gioia, Einaudi Torino 2008
Giovanna Providenti La porta aperta. Vita di Goliarda Sapienza Villaggio Maori Edizioni Catania 2010
Goliarda Sapienza intervistata da Enzo Biagi
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