A chi voglia per un po’ abbandonare letture seriose, consiglio questo Borgo Propizio di Loredana Limone. L’autrice, già esperta di Sapori letterari (questo il suo laboratorio di scrittura) è qui al suo primo romanzo. La vicenda ruota intorno all’apertura di una latteria , proprio in cima a al suddetto borgo. Il progetto della latteria, vista anche come luogo di aggregazione, nasce dall’ostinazione di una giovane donna, Belinda, che vuole tradurre in pratica gli studi fatti sul campo (nel senso letterale del termine).
La sua vicenda si intreccia con quella di Mariolina, nubile ma in età non più verde, che si accende di passione fulminea per Ruggero, incaricato della ristrutturaziore del locale. Intorno una serie di personaggi – sorelle, amiche, genitori ingombranti, coppie in crisi, vecchie zie, padri scomparsi e ricomparsi all’improvviso, e naturalmente i curiosi abitanti del borgo. Come in un classico feiulleton, tra incomprensioni, equivoci e l’immancabile pizzico di mistero, le vicende si avviano tutte a un esito, per l’appunto, propizio: l’amore trionferà, il giallo sarà risolto e ognuno dei personaggi troverà, o ritroverà, il suo ruolo.
Il romanzo si inserisce nel filone “alimentare”, oggi tanto di moda, ma senza alcun sussiego, e trasuda ottimismo da tutti i pori: la vita non è poi così nera come sembra, è quanto forse vorrebbe dirci Loredana. Quanto all’alimento prescelto (che personalmente non amo), mi sono chiesta se non sia visto come il simbolo di un’innocenza perduta, o di una semplicità da cui ripartire. Anche lo stile, ironico quanto basta, condito di strafalcioni, canzonette, citazioni proprie o improprie dei vari personaggi, scivola leggero come l’acqua: anzi, come il latte.
Loredana Limone, Borgo Propizio, Guanda Milano 2012, 280 pagine, 16,50 euro
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