Call for articles – Il corpo delle donne, l’aborto, i diritti riproduttivi. Bilanci e prospettive

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Vi segnaliamo l’apertura della call for articles per il quinto numero di AG-About Gender Rivista Internazionale di Studi di Genere (ISSN: 2279-5057), dal titolo Il corpo delle donne, l’aborto, i diritti riproduttivi. Bilanci e prospettive.

Questo numero della rivista, curato da Alisa del Re Università degli Studi di Padova) e Lorenza Perini (Università degli studi di Padova), si propone di stimolare un dibattito sul tema delle scelte di interruzione di gravidanza che le donne compiono in Europa, così come nelle Americhe e in altre parti del mondo.

Il bando è rivolto a contributi teorici o di ricerca empirica che afferiscono a diverse discipline delle scienze sociali: dal diritto all’economia, dalla sociologia alla filosofia politica, dall’antropologia culturale alla geografia di genere. Gli articoli possono essere sottoposti alla rivista in lingua italiana o in lingua inglese, e devono essere inviati entro il 30 settembre 2013. Per sottoporre gli articoli è necessario registrarsi.

Segue il bando, disponibile anche al link: http://www.aboutgender.unige.it/ojs/index.php/generis

Call for articles

Il corpo delle donne, l’aborto, i diritti riproduttivi. Bilanci e prospettive.

Curatrici: Alisa Del Re (Università degli Studi di Padova), Lorenza Perini (Università degli studi di Padova)

Con la nostra proposta di ricerca vogliamo sollecitare un dibattito sul tema delle scelte di interruzione di gravidanza che le donne compiono in Europa, così come nelle Americhe e in altre parti del mondo. Le traiettorie e le strategie che derivano da tali scelte sono fortemente condizionate dal modo in cui gli ordinamenti giuridici e le leggi si rapportano all’aborto, dalle visioni ideologiche e morali sottostanti, dalle criticità e limitazioni nell’applicazione delle leggi, dai significati che il corpo delle donne assume nelle culture di genere che caratterizzano i contesti sociali e comunitari in cui esse vivono. Nei contesti nazionali in cui le richieste di depenalizzare l’aborto e garantirne un accesso senza ostacoli né discriminazioni sono più sentite, accade che correnti religiose fondamentaliste e forze di stampo conservatore si adoperino per contrastare il diritto delle donne di scegliere. Da questo punto di vista, la focalizzazione sull’aborto si collega ai temi più generali dei diritti riproduttivi e della libertà delle donne di disporre del proprio corpo. Rispetto a tali tematiche, l’aborto è certamente una cartina di tornasole per verificare lo stato attuale della cittadinanza delle donne nel mondo. Tuttavia, il numero monografico è aperto anche a contributi che discutano i diritti riproduttivi e la libertà femminile dell’uso del proprio corpo privilegiando altri oggetti di ricerca, quali l’inseminazione artificiale, le politiche di sterilizzazione, l’accesso ai metodi contraccettivi.

Gli aspetti su cui il numero monografico intende concentrarsi sono i seguenti:

1. Dove l’aborto è permesso, almeno a certe condizioni: il caso italiano e non solo

Le nostre osservazioni partono dal caso italiano, che vede una messa in discussione giornaliera della legge 194 che regola l’interruzione volontaria di gravidanza dal 1978. Un aumento massiccio della presenza sul territorio e nelle istituzioni di movimenti conservatori, per lo più di matrice cattolica – come il Movimento per la vita che ha lavorato a fondo sull’obiezione di coscienza per ottenere una larga adesione da parte dei medici – ha avuto negli ultimi anni l’effetto di diminuire progressivamente, e in maniera sempre più netta, le prerogative della legge, fino a renderla in alcuni casi e in alcune aree del Paese addirittura inapplicabile. Due recenti convegni – il primo del movimento “Usciamo dal silenzio” e il secondo organizzato dall’associazione dei medici non obiettori – hanno rilanciato il tema della piena applicazione della legge, proponendo un manifesto e una raccolta firme a sostegno della 194 e una riflessione su una possibile riforma dell’obiezione di coscienza in materia. E’ il segno che – almeno in Italia, ma certamente non solo qui – ci sia necessità di riflettere sulla regolazione giuridica del fenomeno dell’IVG e sugli eventuali limiti nell’applicazione delle leggi. Ci chiediamo: quali sono le limitazioni, sul piano normativo, politico, socio-culturale, che ostacolano l’accesso delle donne all’interruzione volontaria della gravidanza? In quali paesi e in quali situazioni il dibattito pubblico e le istituzioni stanno portando verso una ridefinizione in senso limitativo di un diritto che si pensava ormai acquisito? Come reagiscono i movimenti delle donne a tali minacce? Quali sono gli elementi che invece potrebbero favorire una maggiore qualità del rapporto tra donne e le (loro) scelte di procreazione?

2. Dove l’aborto è vietato.

Vi sono paesi in cui l’aborto è espressamente vietato (di solito mediante la previsione di sanzioni penali) e dove le pratiche clandestine di interruzione della gravidanza minacciano seriamente la salute delle donne, causandone talvolta la morte (in Africa, in America Latina, ma anche in alcuni paesi europei). Spesso la volontà delle donne di scegliere se avere o no dei figli si scontra con la volontà delle Chiese, con le ideologie tradizionali ed i sistemi patriarcali che di fatto ne controllano i corpi. Ad aggravare ancora di più la loro condizione di subordinazione, sul piano internazionale organismi come l’AID o IPPF propongono politiche di sterilizzazione forzata per la regolazione delle nascite. D’altro canto, stando alle convenzioni internazionali, i governi hanno l’obbligo di garantire alti standard di tutela della salute, di non attuare discriminazioni e di garantire ad ogni persona di non dover subire trattamenti inumani e degradanti. Su questi aspetti, le domande che ci poniamo sono: quali sono gli effetti della penalizzazione dell’aborto sulla salute delle donne? Quali sono le pratiche di interruzione di gravidanza che le donne comunque agiscono? Qual è il livello del dibattito pubblico su questi temi? Quali sono i soggetti che si battono per la depenalizzazione dell’aborto, e quali argomenti e azioni mettono in campo?

In sintesi, considerando la focalizzazione sul tema dell’aborto ma anche il tema più generale dei diritti riproduttivi, ai contributi di ricerca chiediamo di toccare uno o più dei seguenti punti:

1) Mappatura del mondo rispetto a leggi, effettività e costumi relativi all’interruzione di gravidanza: casi di studio/regolazioni/processi sociali sui diritti delle donne di avere o no dei figli.

2) Le lotte e le resistenze delle donne su questo terreno, le proposte, la giurisprudenza, gli interventi legislativi limitativi di diritti pre-esistenti, oppure legalizzanti diritti precedentemente negati.

3) Politiche di pianificazione familiare attraverso sterilizzazioni forzate, divieto di aborto, aborti selettivi, limiti all’inseminazione artificiale.

Gli approcci disciplinari interessati a questo campo di ricerca sono molteplici. Saranno particolarmente benvenuti i contributi provenienti dai seguenti ambiti di studio: giuridico, filosofico, storico, politologico e delle scienze sociali.

I contributi dovranno essere della lunghezza minima di 6000 parole e redatti in una delle due lingue in cui viene pubblicata la rivista (italiano e inglese), si vedano a questo proposito le linee giuda della Rivista.

I contributi dovranno essere inviati entro il 30 settembre 2013. Per sottoporre gli articoli è necessario registrarsi.

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