Il 23 si è tenuto a Bologna l’incontro convocato dalla Casa delle Donne di Bologna Donne che sostengono la libertà delle donne. Pubblichiamo la lettera di convocazione, un resoconto a cura di Nicoletta Gandus, e una lettera di Lea Melandri. Sostenere le imprese delle donne, riconoscere donazioni e volontariato, trovare modi per retribuire il lavoro necessario, sono tutti problemi aperti…
La lettera di convocazione dell’incontro, indetto dalla Casa delle donne di Bologna:
Carissime amiche,
desideriamo invitarvi a Bologna, sabato 23 novembre, nella sala dell’Archivio del Centro delle donne (via del Piombo, 5) per un incontro che si svolgerà dalle 10,30 fin verso le 16, 16,30 .Il titolo dell’iniziativa è Donne che sostengono la libertà delle donne.
Da tempo pensiamo di organizzare un momento di approfondimento su come, in contesti e periodi diversi, gruppi o singole donne hanno sostenuto con patrimoni personali, raccolte collettive, forme di imprenditoria il movimento delle donne e i progetti politici ed esistenziali di libertà femminile. L’idea è nata dalle difficoltà crescenti nella crisi attuale a mantenere in vita quanto abbiamo costruito e ad aprire nuovi spazi di espressione e creatività.
Fin dalle origini per noi di Orlando “la durata nel tempo” è stata una delle declinazioni essenziali di una scelta femminista che voleva sfuggire all’andamento carsico delle imprese femminili: oggi questo tema si ripropone con forza, tanti luoghi sono a rischio, la precarietà domina tanta vita. Ma ci piacerebbe rendere maggiormente visibile anche un’altra faccia: una tradizione che viene da lontano e comincia a ripresentarsi in questa specifica contingenza. Per il passato pensiamo alle forme di filantropia sociale e “fund raising” delle femministe tra Ottocento e Novecento; per il presente pensiamo ai progetti di sostegno dell’agency femminile in diverse parti del mondo; alla diffusione anche nel nostro paese di pratiche di finanziamento dal basso, di ripensamento della mutualità; di re/invenzione di un mecenatismo femminile che fa della libertà delle donne l’oggetto della sua azione. Siamo forse ancora ai primi passi, ma i segnali non mancano e di tutto questo ci piacerebbe discutere.
Con questi intenti abbiamo promosso l’incontro bolognese. Lo apriremo con una breve introduzione storica per lasciare poi spazio ad interventi, esperienze, proposte. Ci piacerebbe molto che foste con noi con la vostre parole in questo primo appuntamento.
Vi preghiamo di confermare, il prima possibile, la vostra partecipazione per organizzare al meglio l’accoglienza
Elda Guerra (elda.guerra@alice.it) e Marzia Vaccari(vaccari@women.it)
Resoconto: (Nicoletta Gandus)
Bene, da Milano eravamo Parisina Dettoni ed io per l’Associazione, e Lea Melandri. In tutto eravamo una ventina.
Dopo i saluti (di Marta Vaccari e Fiorella Cagnoni che ha letto una lettera di Giovanna Foglia, all’estero), il seminario è proseguito con
– una bellissima introduzione storica di Elda Guerra (in cui è stata citata in particolare l’Unione Femminile di Milano ed Ersilia Majno)
– un articolato intervento di Fiorella Cagnoni che ha spiegato come funziona il trust “Nel nome della donna”
– Alessandra Casarini della Libreria delle donne di Bologna che ha affrontato anche il tema della nostra difficoltà di parlare di soldi
– Sabina Izzo (promotrice dell’incontro di quest’anno a Paestum), che ha lanciato l’idea di un fondo nazionale di solidarietà per singole ed associazioni, una “società di mutuo soccorso” che agli inizi potrebbe appoggiarsi al Trust “Nel nome della donna”
– Martina Lodi, dell’associazione Ginger, che ha lanciato il finanziamento di idee geniali con crowdfunding
– Giancarla Codrignani (abbiamo bisogno di filantropia)
– io, che ho illustrato la nostra storia (a voi nota), il nostro progetto e l’attuale necessità di danaro
– Lea Melandri, sulla difficoltà delle tematiche “amore” e “denaro”, fra loro connesse; il lavoro non pagato è un dono d’amore, la militanza è un lusso. Auspica la creazione di un Fondo nazionale, che non nasca dal mecenatismo di singole, riconosca l’impegno di donne e associazioni, significhi che il movimento delle donne si assume la responsabilità del passato e del futuro
– Paola Pattuelli (“Femminile plurale”, Ravenna), sulle esperienze italiane di cooperazione
– Giulia Sudano, fundraiser professionista, che ha fatto un discorso simile a quelli di Mineo e Lentati, aggiungendo un motto direi efficace (“sono io che ti do la straordinaria opportunità di realizzare un progetto che sarà anche tuo”)
– Valeria Fieromonte (LUD), che ha sostenuto il progetto di finanziamento nazionale
– Carla Quaglino (Casa delle donne di Torino): la Casa esiste da 35 anni, è nata ed è sempre stata in rapporto con le istituzioni (“ci era dovuta”: é piccola e pagano circa 15.000 euro all’anno fra affitto e utenze), mantenendo totale autonomia. Ora che ci sono difficoltà economiche una mecenate ha offerto di acquistare una casa da adibire a Casa delle donne, e l’assemblea ha rifiutato
– Paola Zappaterra (storia di 3 precarie, storiche, non giovanissime) cui una casa editrice inglese ha offerto la pubblicazione di una storia del femminismo italiano, e attraverso crowfunding cercano i soldi per la traduzione (“produzionidalbasso.com”)
– Chiara Melloni (“Femminile plurale”, Ravenna): la precarietà riguarda tutte.
Elda Guerra ha concluso sintetizzando: il nostro compito è reinventare lo stato sociale.
Prossimo appuntamento a Milano, nella Casa, magari in febbraio.
Un successivo incontro per definire più concretamente obiettivi, forme organizzative, tempi di realizzazione del Fondo (o altro) si terrà entro gennaio: Se a Bologna o Milano o altra città, resta da definire.
Intanto grazie a chi, per essere presente, è venuta da Roma, Lecce, Paestum, Milano, Torino, e naturalmente alle amiche bolognesi che hanno promosso l’iniziativa e accolte nella loro splendida sede.






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