Quello che l'Aquila mi ha insegnato

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L’Aquila mi ha insegnato a ripartire dai resti: la parte rimasta o mancante, non chiusa, inerte, asincrona, non funzionale. Scarto, cosa rotta, rudere, pezzo di ruggine.Rifiuto umano: immigrato, clandestino, precario, irregolare.

Pezzo di corpo.

Ripartire dai resti, dalla “forza con cui si insinuano nel presente”, insegna a fare loro spazio dentro di noi, riattivando “la memoria capace di contraffare” e dunque menzognera. Inciampando nei ruderi, frammenti di una storia in rottami, ma nonostante tutto “in piedi”, si avverte quanto il passato contamini ancora il presente, ricucendo il filo interrotto di storie latenti, e la memoria si fa più intensa (Tarpino).Spazio  non chiuso, il resto insegna a rimanere nell’intersezione tra visibile e invisibile, riattivando l’immaginazione. Insegna ad “attingere allo stupore dell’infanzia, quando qualcosa di inaudito può sempre succedere” (Susani).

L’Aquila mia ha insegnato a ripartire da cosa dentro fa ruggine, s’inceppa.

Rimanere nel punto d’inceppo, tornando sempre sullo stesso punto, con ostinazione, insegna a fare  i conti con se stesse, trasformando l’inceppo in  punto d’avvistamento, quando tutto cade e si inizia una ricerca di soluzioni creatrici (Putino).

Ripartire dai resti insegna ad andare e tornare “senza un luogo dove stare” ; fare su e giù: tra passato e presente, tra sé e parte mancante; facendo dell’essere precaria “condizione costitutiva della soggettività”.

Fare e disfare orli, creare linee di fuga, movimento, passaggio, che è pratica di relazione, perché  noi siamo mobili, irriducibili a qualsiasi fissità, lacerati e mai conclusi (Putino).

Insegna ad inventarsi nuove pratiche creative, nuove forme di resistenza nel quotidiano, per non subire passivamente le decisioni del potere che mantiene il popolo in uno stato di infantilizzazione. Nei luoghi inerti si avverte contraddittoriamente un senso di futuro, si ritrovano nuova visibilità e nuove forme, indicando una possibile apertura verso uno spazio di resistenza entro cui agire (Di Cori). Ripartire dai resti perché il potere per esercitare la sua funzione “necessita di corpi compiuti, compatti. Niente resti o eccedenze, niente che non sia inscrivibile in forme prestabilite; niente zone opache che il controllo disciplinare non riesce a gestire (Putino).

L’Aquila mi ha insegnato a ripartire dal dolore: ferita aperta, lacerazione.

A ripartire dalla perdita:di lavoro, della terra, della casa. Perdita della memoria, degli affetti;  della bellezza, della giovinezza. Perdita di senso del comune. Ripartire dal dolore  insegna a rimanere nella lacerazione. Stare nella ferita e nel dolore è la conoscenza più intima. Il dolore insegna un sapere diverso, intimo,  di cui ci possiamo fidare. L’intimo non può essere strappato perché intrecciato col sapere proveniente dal dolore (Michaels).

nsegna ad apprendere da coloro che vengono da  luoghi/situazioni dove la ferita è ancora aperta; a guardare il mondo con gli occhi di chi ha perso tutto: lavoro, terra, casa;  a mettersi nei suoi panni; a  sentirsi parte di un tutto. Insegna  alla compassione, allo sguardo caritatevole e alla promessa di riparazione attraverso la scrittura.

Ripartire dal dolore insegna a distanziarsi, a separarsi dall’oggetto d’amore per poterlo descrivere,  darne testimonianza nominandolo ad alta voce.

Solo ciò che è separato può essere unito (Michaels)

Per raccogliere dobbiamo separare, per trovar radici occorre sradicarsi (Putino). Insegna a fare dello spaesamento e del dislocamento un punto di avvistamento; di ricollocamento in una seconda vita (Simona Giannangeli);  Insegna a delocalizzarsi per non rimpicciolire (Farnetti).

L’Aquila mi ha insegnato a ripartire dal margine: crepa, cicatrice, fessura, piega, bordo, cerniera. Ripartire dal margine insegna a rimanere in bilico sulla soglia “tra intimo e globale, centro e periferia, continente e isola”; terra di mezzo e di nessuno, e come tale di tutte/i. Il margine non ha un dentro e un fuori, è entrambi, ma non si riduce a queste due dimensioni perché quello che è esterno si fa interno in continuo nutrimento e scambio (Putino). Insegna a farsi passaggio, a fare vuoto, a de-creare. Fare vuoto perché l’altro trovi da sé respiro per vivere. Conservare il respiro dei morti prendendolo dentro di sé e continuare a respirare per loro concedendogli di riposare in pace (Michaels).

Dal  bordo della sventura irrompe un lasciarsi andare verso qualcosa che capita, un punto di curvatura verso il reale. Si apre una fessura che consente il ribaltamento (Putino). Insegna a fare della cicatrice una porta (Susani).

L’Aquila mi ha insegnato a ripartire dall’im-mondo: il rimosso, l’in-addomesticato; “l’opaco incandescente che la memoria oscura” (Farnetti), e mai completamente eliminabile.

Mai come ora la nostra civiltà è dominata da una irresistibile tendenza alla produzione sociale di im-mondo, di tutto ciò che espelliamo dal mondo sotto forma di rovina e che non riusciamo ad integrare nel nostro sistema di vita. Che si tratti di rifiuti urbani, di scorie radioattive, di immigrati clandestini o di lavoratori precari, l’impressione è che il nostro modo di vivere produca sistematicamente elementi residuali che non sappiamo come recuperare e trasformare in parti attive del nostro mondo (Di Cori). Noi riusciamo a vedere solo tenendoci saldamente al nostro frammento di in-addomesticato. Senza questo asteroide sotto i piedi non c’è punto di avvistamento (Putino).

L’Aquila mi ha insegnato a ripartire da sud: resto/ferita/margine/im-mondo. Punto di avvistamento. Polo sud del pensiero.

 

Stalker

Angela Putino: Corpi di mezzo, Ombre corte, Verona 2011;

Anne Michaels, La cripta d’inverno, Giunti, 2009

Tarpino, Spaesati, Einaudi, Torino, 2012

Paola Di Cori Rovine Future. Contributi per ripensare il presente, Lampi di Stampa, Milano, 2010

Cecilia Guida, Rovine, scarti, ricordi. L’uso nell’arte contemporanea, www.academiaedu

Il globale e l’intimo. Luoghi del non ritorno,  a cura di L. Borghi e Uta Treder, Morlacchi, Perugia, 2007

Forme della diversità, a cura di C. Barbarulli e Liana Borghi, CUEC, Cagliari, 2006,

Gisella Modica, Ripartire da sud,  2013

Altre citazioni di Farnetti, Michaels, Giannangeli, Susani sono tratte dagli interventi al convegno “Terra e Parole. Donne riscrivono paesaggi violati”, l’Aquila, 8,9,10 novembre 2013.

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