Il potere di una principessa

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Frozen-ElsaDevo ringraziare l’appassionata ossessione di mia figlia che mi ha convinta a vedere Frozen – Il Regno di Ghiaccio, l’ultimo film di animazione Disney vagamente ispirato alla fiaba di Hans Christian Andersen La regina della neve di cui la sceneggiatrice Jennifer Lee conserva nel film solo alcuni elementi suggestivi. Il film è già stato premiato largamente dal pubblico, ma trova conferma di questo successo anche con il Golden Globe Awards 2014 nella categoria Best Animated Feature Film.

L’ambientazione tra neve e ghiaccio costituiscono una sfida ambiziosa per la capacità grafica di rendere effetti e riflessi, una sfida che la Disney vince con la consueta stupefacente capacità professionale. Il bellissimo brano portante della colonna sonora – Let it go in originale, All’alba sorgerò  nella versione italiana – è già una hit che annovera almeno trenta versioni nelle diverse lingue. Quella in italiano è addirittura doppia: la versione interna al film cantata da Serena Autieri che dà la voce alla protagonista Elsa, e quella più pop usata nei titoli di coda e cantata da Martina Stoessel, meglio nota al pubblico delle bambine come “Violetta”.

Sono dunque tanti i motivi che questo film offre per essere apprezzato.

In  Frozen  ho visto con emozione una storia sul potere femminile e sui tentativi del sistema di demolirlo e mortificarlo. La drammaticità di alcuni passaggi narrativi è mantenuta con elegante equilibrio, tra tenerezza, leggerezza e situazioni comiche, su un crinale che rende possibile la lettura della storia a livelli molteplici e parlare così a un pubblico vasto e diversificato per età e cultura. Come sempre il film è costellato di camei e citazioni per tutti i gusti, dalla passeggiata di Rapunzel tra gli abitanti nel giorno dell’incoronazione, al personaggio di Giovanna D’Arco rappresentato nella pinacoteca del castello. Non a caso due simboli femminili del potere, magico per la prima e carismatico per la seconda, vittime di un sistema che le ha costrette o annientate.

Elsa è una principessa primogenita di una coppia di sorelle molto legate. È dunque per definizione destinata al potere.  Erediterà titolo e Regno di un potere costruito dagli uomini, ma Elsa ne possiede uno molto più grande, un potere naturale, spontaneo connaturato al suo corpo: è capace di provocare il gelo, produrre tempeste di neve e ghiaccio.

Per incidente, durante un gioco, l’amata sorellina Anna viene colpita dal raggio congelante di Elsa. Sopravvivrà ma le conseguenze per le sorelle saranno terribili. Nonostante il Troll-stregone avvisi la principessa che per imparare a controllare il suo potere (che – le dice – contiene bellezza) dovrà non averne paura, il Re, padre delle due, si fa prendere dal terrore e decide di chiudere Elsa in isolamento.

Prima ancora che le porte sbarrate, sono altre le barriere invalicabili che il padre costruisce “amorevolmente” per soffocare il talento della giovane Elsa: il senso di colpa, la sfiducia nella possibilità di poter imparare a gestire il proprio potere, la necessità di tacere al mondo la propria bravura, la convinzione che le emozioni siano un pericolo da cui guardarsi e comunque strumenti inadatti se non addirittura dannosi nel governo del potere, l’idea che una così straordinaria dote naturale costituisca una minaccia per le persone che più ama e che dunque il potere e i legami d’amore siano inconciliabili…

Qualcuna ha trovato in questa sequenza di chiavistelli psicologici qualche cosa di familiare? Ma c’è dell’altro.

Nel momento del massimo riconoscimento pubblico del suo potere “secondo” cioè la sua incoronazione a Regina, il suo vero potere, taciuto fin lì a tutti, si rivela al mondo che ne resta sconvolto ed Elsa decide di fuggire. Andrà lontano dove finalmente potrà esprimere le sue capacità, il suo talento, misurarsi con se stessa, liberare la sua natura creativa. Tutto questo le costerà la solitudine, il biasimo, la condanna, ma soprattutto la rinuncia definitiva ai suoi legami affettivi.

Insomma, la conosciamo bene la storia, la solita scelta oppositiva o/o: o la carriera o gli affetti, o il successo o le relazioni. Ma le conseguenze negative non riguardano solo lei. L’intera comunità sarà penalizzata per aver cacciato via la propria Regina. Anche questa mi pare una metafora che ci può insegnare molto.

Questa storia mi fa guardare a ritroso con nuovi occhi le numerose fiabe affollate di principesse recluse, ma in questa nuova generazione di favole non è l’amore salvifico di un uomo che trae in salvo la protagonista.

Un percorso solitario di riscatto, differente per ciascuna sorella, porta entrambe a ritrovarsi  nel finale per ricostruire quel legame di amore e sorellanza che le legava da bambine. Attraverso l’ostinata e incrollabile fiducia di Anna per l’amata sorella maggiore, il potere di Elsa, alleggerito dalla paura, troverà il suo punto di equilibrio liberando il suo talento creativo.

Fiducia in sé stesse, valorizzazione delle emozioni come radicamento fondamentale per la gestione responsabile del potere, opportunità di mettersi alla prova, misurarsi, cadere e rialzarsi senza condanne definitive, valorizzazione delle relazioni: occorrerebbe una pedagogia apposita per prendersi cura del potere femminile, valorizzarlo, farlo crescere. Bisognerebbe insegnarla da subito ai genitori, mettere nel lettino delle nursery degli ospedali, accanto alle neonate, un libretto d’istruzioni: “Donna di potere, maneggiare con cura”

Frozen Il Regno del ghiaccio REGIA: Jennifer Lee SCENEGGIATURA: Jennifer MUSICHE: Christophe Beck PRODUZIONE: Troika Pictures DISTRIBUZIONE: Walt Disney Pictures PAESE: USA DURATA: 108 M GENERE: Animazione, Commedia, Avventura ANNO: 2013

Il sito ufficiale del film

Il trailer

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