Non sono molti i romanzi italiani che narrano la precarietà lavorativa ed esistenziale che stiamo vivendo e raccontano le donne osservandole nei loro lavori flessibili e soprattutto incerti, nelle aspettative deluse, nei tempi frantumati, nel loro sentirsi sempre in ritardo, rispetto alla riunione, all’appuntamento e, più in generale, a ciò che vorrebbero – e vorremmo – realizzare.
Silvia Ballestra, attraverso il punto di vista di Sofia, Carla, Vera e Norma, le protagoniste del suo ultimo romanzo, Amiche mie (Mondadori, 2014), ci descrive l’Italia frammentata di oggi; con attenzione ne riporta i dialoghi e i pensieri cogliendoli negli spazi di vita ordinaria, la biblioteca e la mensa delle figlie e dei figli, il caffè Golden Palomino, la fioreria, le case, un bagno cieco. Se allarghiamo lo sguardo riconosciamo Milano, città in cui “le panetterie, i vecchi bar di colazioni, le latterie, tutti si erano trasformati in bar pur di metter su questo piccolo circo quotidiano degli aperitivi”, costellata da “negozietti vintage sistemati come set cinematografici”, aziende in rovina, grattacieli progettati e mai realizzati, il Bosco verticale e “macchine e colori e abitazioni che non guardavano in faccia nessuno, schiacciavano, umiliavano, consideravano dall’alto in basso”. Il teatro che ospita, schiaccia e umilia Milano, le relazioni delle protagoniste è il neoliberalismo che pervade e governa tutte le dimensioni dell’esistere, che agisce sui e attraverso i desideri degli individui, che poggia e viene alimentato da una miope competizione che porta agognati momenti di temporanea gloria personale, frammentazione e moltissima solitudine.
Scorrendo le pagine di Amiche mie, noi lettrici ci sentiamo e vediamo raccontate perché il mondo di Vera e Norma, Carla e Sofia è il nostro: un mondo fatto di narcisistica valorizzazione individuale, di vaga e mistificante autopromozione e, spesso, di difficoltà – incapacità? non volontà? – nel creare relazioni autentiche e sincere con altre donne e tra donne e uomini.
Nonostante tutto ciò raramente ci rappresenti, vi partecipiamo e “quanto al resto” – la casa da sistemare, i soldi che mancano, il matrimonio che va raddrizzato, la città che non si vuole più vedere e dove invece viviamo – anche noi, come Carla, vorremmo “volentieri congelarlo, come per un incantesimo, pensandoci più avanti”.
Ciò che unisce le quattro donne non è un’amicizia forte, antica, bensì è un legame sorto nella scuola delle e dei figli. In quanto “mamma di” le protagoniste si ritrovano a condividere sia piccole rivendicazioni – la commissione mensa e le riunioni, la biblioteca da riordinare e il materiale che manca – sia la lotta più grande: il non sentirsi “una madre che torna a casa con del pane e del latte” e che non riesce a pensarsi in nessun altro modo, né “la vecchia moglie” che verrà presto sostituita.
Nel prendere coscienza che “con certe scelte dei compagni c’entra il consumismo”, nell’amara considerazione che è “tutto modellato attorno alle necessità degli uomini, ai loro ritmi, giri, poteri e comodi”, tra queste “mamme di” affiora un’amicizia, nuova, fatta di comunanza, condivisioni e sostegno.
Come scrive Monica Pasquino in Femminismo e Neoliberalismo, “Ciò che si inaugura con la fine del fordismo è una radicale eterogeneità dei rapporti e una frammentazione sconvolgente della composizione del lavoro vivo.[…] Nell’epoca che è stata definita come “fine del lavoro”, l’orizzonte della precarietà travalica in modo definitivo la linea netta che tradizionalmente divideva il tempo di lavoro e il tempo per tutto il resto: la precarietà, infatti, caratterizza ormai ogni aspetto dell’essere, ogni spazio e tempo del pensiero e dell’azione”. E alla frammentazione del lavoro e delle esistenze, ai compagni che “stanno via tutto il tempo, al lavoro, come un accumulare soldi, relazioni, occasioni, potere, una bulimia di fare, avanzare, conquistare”, alla “condizione di angoscia e solitudine e sensazione che attorno si [sta] facendo lentamente buio”, Carla, Vera, Sofia e Norma reagiscono. Unendosi.
Attraverso Amiche mie, Silvia Ballestra nel narrare la vita di molte donne di oggi, ci ricorda l’importanza della relazione tra donne: necessaria se vogliamo affrontare anche quel resto che vorremmo o abbiamo già congelato.
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Silvia Ballestra, Amiche mie, Mondadori, pp. 273, euro 16
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