Pepe Muijica, la politica come passione

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Cristina Guarnieri, romana, classe 1979, ha realizzato un desiderio che sembrava irrealizzabile: incontrare e intervistare José “Pepe” Mujica, colui che è conosciuto in tutto il mondo come il “presidente dei poveri” uruguayano. Ne è nato un libro intervista, unico al mondo, che raccoglie anche i discorsi più famosi dell’ex presidente, da poco è infatti tornato a dedicarsi interamente al suo orto.

Un volume che colpisce per la chiarezza e l’intensità del messaggio che Mujica vuole trasmettere a chi verrà dopo di lui, senza tralasciare nulla della sua esperienza di vita che lo ha visto prima partecipe del Movimiento de Libaraciòn Nacional dei Tupamaros, poi prigioniero politico per dodici anni e infine leader politico progressista nella giovane democrazia del suo paese.

Un uomo che non fa sconti a nessuno, prima di tutti a se stesso: “Perché diventa un personaggio interessante uno come me – scrive Mujica nel prologo – che non è altro che un vecchio militante, che ha commesso molti errori e patito molte sconfitte, al di là di quello che è sempre stato l’obiettivo principale: conquistare una vita migliore per i suoi compatrioti? Perché suscita tanta attenzione il fatto che qualcuno difenda la politica come una passione superiore e pretenda che i governanti diano ai loro popoli un esempio di vita sobria e vicina a quella della maggioranza? […] In realtà credo che tutto questo susciti attenzione non tanto per il merito di chi propone questi temi, quanto per l’assenza di altre idee, di altre proposte, di altri esempi”.

Centra subito il punto il piccolo grande “Pepe”, anche quando più avanti alla domanda su cosa sia l’essere umano risponde: “è uno scalino delle cose viventi, mai il centro”. Ecco, forse a ripartire da questo semplice assunto potremmo davvero produrre altre idee, proposte ed esempi perché la convivenza su questa Terra sia felice per tutt@. Un assunto laico, senza nessuna religione o ideologia a ingessare processi di trasformazione e cambiamento.

Così come dovremmo imparare da lui quando dice: “A volte può capitare che uno passi davanti a un paesaggio e non lo veda. La vita è un paesaggio straordinario, ma bisogna vederlo. E per questo bisogna avere tempo. Beh, quando uno è prigioniero, immerso in una grande solitudine, deve inventarsi delle cose per continuare a campare. E pensa molto. Si abitua a parlare con ciò che serba dentro di sé. E c’è una vera e propria personalità dentro, sai? Però bisogna scoprirla. Oggi ci si rivolge al fuori, con twitter, con Facebook; ma così uno non parla con quello che ha dentro di sé. Mandi messaggi alla gente di fuori, ma a quello che hai dentro?”.

Non è certo una riflessione luddista, quanto l’invito a guardarsi dentro, a capire quali siano i propri desideri e, al tempo stesso, a osservare bene la realtà, comprenderla nei suoi profondi bisogni per dar loro delle risposte. Così Mujica ha affrontato la situazione del suo paese, ottenendo molti risultati che sono sotto gli occhi di tutti.

Guarnieri lo intervista a ruota libera e nelle risposte di Mujica si sente tutta l’ironia e la leggerezza, unita alla passione, al calore umano e alla consapevolezza di chi ha conosciuto Che Guevara e Mao Tse – tung con l’umiltà di essere uguale all’ultima contadina o operaio che in nome loro ha difeso la propria dignità.

Nulla a che vedere con la prosopopea della nostra classe politica, su cui è emblematica la battuta di Mujica: “la politica italiana ci risulta abbastanza inintelligibile”. Sì, visti da lontano dobbiamo sembrare proprio uno strano paese, e da vicino non siamo messi molto meglio, a meno che non si prenda ad esempio – senza mitizzarlo – un presidente come Mujica che ha riportato al centro la politica come bene comune, convinto che per “essere indipendenti in questo mondo globalizzato dovremo essere saggiamente interdipendenti”.

José “Pepe” Mujica [a cura di Cristina Guarnieri e Massimo Sgroi,], La felicità al potere, EIR, €16,00

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