È possibile conoscere la mente di una persona in modo intimo, viscerale, completo? No, specialmente se è una donna e specialmente all’interno del matrimonio. È questo il tema centrale di L’amore bugiardo dell’americana Gillian Flynn. Nick e Amy si trasferiscono da New York al Missouri quando lui perde il lavoro. Un giorno Nick torna a casa e la moglie è scomparsa. Forse uccisa. Nick diventa il primo sospettato della polizia e il racconto si dipana grazie a due prospettive: il diario che Amy ha scritto da quando ha incontrato il coniuge e i racconti di lui nelle settimane successive al giorno fatale.
Flynn riesce a rappresentare il punto di vista della donna e dell’uomo in maniera ugualmente efficace, facendoci conoscere le meschinità di lui e la doppiezza di lei. I suoi personaggi femminili (era successo anche nei precedenti Sulla pelle e Nei luoghi oscuri) non sono eroine, né principesse, né campionesse di moralità e compassione. Anzi, spesso vincono sui personaggi maschili per depravazione e cattiveria. Flynn è misogina, hanno sentenziato alcuni critici. Ma il femminismo in letteratura consiste nel creare donne perfette o vittime all’insegna del politicamente corretto?
Nel riconoscere che anche noi abbiamo un lato oDonnescuro, l’autrice sconfigge piuttosto stereotipi culturali e letterari antichi e, a mio parere, propone una propria idea di femminismo.
Gillian Flynn, L’amore bugiardo, traduzione di F. Graziosi e I. ZaniRizzoli Milano 2013, 462 pagine, 18 euro
Nei luoghi oscuri, traduzione di Barbara Murgia, Piemme Milano 2010,
Sulla Pelle, traduzione di Barbara Murgia, Piemme Milano 2008, 316 pagine, 16,90 euro


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