Il sovversivo e la ragazza perbene

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Un denso libro di memorie che ricostruisce la vicenda dei propri genitori: una storia difficile da portare a una conclusione felice, tanti sono gli ostacoli della Storia e le opposizioni familiari; quasi, per la poeta Bianca Tarozzi, una traccia sotterranea nel domandarsi come alla fine sia riuscita fortunosamente a venire al mondo.

È una bella storia di un legame che resiste, nonostante i continui smottamenti, le dilazioni, i tempi lunghi e snervanti della situazione al contorno. Ma non è una storia romantica, quelle storie inverosimili di amori che si oppongono al tempo perché la forza della passione travalica su tutto e dona occhi e cuori solo concentrati su sé stessi. Qui siamo in un tempo della storia italiana recente, scandito dalle cinque sezioni del libro (1922-1925; 1926; 1927; 1928-1831; 1932), in cui le vicende politiche del nostro Paese entrano a sovvertire prepotentemente le vite private dei cittadini e in cui gli accadimenti imprevisti turbano e rendono diffidenti nelle relazioni sociali. Sono gli anni della nascita e del consolidamento della dittatura fascista, della pervasività con cui il regime si muove a controllare e dirigere le vite delle persone.

È un romanzo, non un memoir o una biografia, anche se nel risvolto di copertina si legge: «I nomi sono tutti di fantasia, ma la vicenda raccontata si basa su carte di famiglia e ricerche d’archivio».

Il libro narra la storia di Eddo (Leone Edoardo), un giovane giornalista di Bologna, antifascista, militante del partito comunista, che, arrestato nel 1926, nel 1927 viene condannato a quindici anni di prigione dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato, perché era stato trovato in possesso di numerose copie di un giornale clandestino che dovevano essere distribuite in Emilia e Toscana. Il giovane Eddo, già diverse volte picchiato dalle squadre fasciste, vive i tempi difficili della sua opposizione al regime; prima dell’arresto cambia spesso città (Bologna, Torino, Milano, Firenze) per la sua attività politica, scrive per diversi giornali tra cui «La Squilla» di Bologna, «Il Lavoratore» di Trieste, «L’Ordine Nuovo» di Torino, «L’Unità» di Milano, subisce altri arresti e processi prima del 1926, ma di breve durata in quanto non è mai coinvolto in azioni violente.

La casualità di un incontro in treno gli fa conoscere Mary, una giovane appartenente a una solida famiglia di ristoratori fiorentini, anche se il padre è un ostinato lombardo approdato a Firenze in cerca di fortuna, poi conseguita. Quella di Mary è una grande famiglia patriarcale: due sorelle che hanno sposato due uomini divenuti poi soci in affari, e più o meno pacificamente convivono tutti insieme nel grande appartamento centrale, alternandosi nei turni di lavoro al Caffè in centro città e nel Ristorante a conduzione familiare. Una famiglia numerosa, esigente nelle richieste individuali, dalle tendenze moderate e dalla cautela nei comportamenti, perché deve fare in conti con la realtà complessa di chi vuole conservare una attività produttiva così in vista.

La vicenda si snoda in un arco di tempo assai lungo, prima con poche passeggiate e molte lettere dei due innamorati che non trovano occasioni favorevoli di incontro. Poi, dopo l’arresto del 1926 le cose si complicano: se da una parte l’opposizione della famiglia verso un sovversivo di precarie condizioni economiche si fa più serrata e duratura, dall’altra parte è la situazione stessa della carcerazione, la infinita dilazione del processo, gli eventi storici che fanno precipitare l’Italia sempre più in un regime dittatoriale chiuso a rendere problematica la relazione tra i due innamorati, mettendo a dura prova soprattutto Mary, che si trova a gestire una situazione insostenibile sul piano personale e affettivo.

Paradossalmente, infatti, Eddo in prigione, potendosi dedicare allo studio, alla cura della biblioteca di diverse carceri nelle quali è spostato, a lezioni di italiano per altri detenuti analfabeti, trova un tempo più linearmente dispiegato davanti a sé, ha modo di mantenere salde le sue prospettive anche con qualche soddisfazione personale, nonostante i drammi e le precarietà che lo costringono; mentre Mary è attanagliata da una logorante quotidianità fatta di lavoro, di incertezze sul futuro, di precari equilibri casalinghi da mantenere, di obblighi familiari a cui non riesce a sottrarsi. Si sente svuotata, è profondamente cambiata rispetto alla giovane idealista piena di ambizioni di qualche anno prima, ora percorre una strada che porta alla rassegnazione e all’equilibrio interiore.

Sarà ancora Eddo, con il suo ostinato ottimismo e la sua forza di volontà, una volta uscito anticipatamente di prigione nel 1932, a volere un nuovo incontro con Mary. Incontro che segna l’inizio di una storia rinnovata.

Perché Bianca Tarozzi, poetessa e saggista di notevole spessore, sente il bisogno di scrivere un romanzo sulla storia dei propri genitori; perché delinea con tanta accuratezza le difficoltà, le riserve, gli intralci, ma anche i caratteri ostili, le caparbietà, le complicazioni messe in atto da una famiglia che intende proteggere un proprio membro da oscuri pericoli? Certamente lei in prima persona è debitrice nei confronti della buona sorte che ha infine fatto incontrare i suoi genitori. Una pendenza di esistenza o di non esistenza. E non è poco.

Ma credo che il motivo fondante sia quello di rendere atto, nelle diverse personalità, al proprio padre e alla propria madre di una saldezza di carattere capace di entrare negli eventi del tempo, attraversarli e non esserne soffocati, capace di “resistere” in modo differente alle avversità della situazione mantenendo una apertura verso altre possibilità, verso un futuro da costruire nonostante la brutalità dei tempi e la rassegnazione come via di fuga.

È un libro che ripercorre l’estenuante vicenda anche nel ritmo, gli dà forma concreta con cui il lettore e la lettrice si può confrontare; rende giustizia, non solo a due vite individuali coraggiose, ma offre indicazioni anche al nostro tempo così precario e senza prospettive, specie per i giovani, così incerto e drammaticamente a rischio nella più normale quotidianità.

Bianca Tarozzi, Una luce sottile. Storia di Eddo e Mary, Roma, Iacobelli, 2015, 294 pagine,  14 euro

 

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