La Resistenza raccontata dalle scrittrici

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di Maristella Lippolis 

Un 25 aprile rileggendo le pagine di due scrittrici che hanno raccontato la Resistenza: I giorni veri di Giovanna Zangrandi e La rappresaglia di Laudomia Bonanni. La prima è stata una staffetta partigiana in Cadore, protagonista di imprese rischiose. Quando capisce di essere stata individuata e su di lei viene messa una taglia, lascia la sua casa di Cortina per nascondersi fra le cime delle Marmarole dal’44 al ‘45. Lassù sotto le rocce ha nascosto il diario scritto in quei “giorni veri”, per recuperarlo a guerra finita. Un libro bellissimo, in cui si coglie l’impasto della vita quotidiana con le azioni militari, la Resistenza nelle cucine; come nella scena in cui mentre di notte sta oliando un mitra da trasportare a una banda partigiana sente bussare alla porta: è la vicina con le doglie, sola in casa; chiede aiuto, non ha nemmeno un corredino per il bimbo che sta per nascere. Giovanna spinge il mitra sotto il divano e cerca tra le pezze qualcosa di utile e si mette a cucire pannolini e camicini, mani sporche di grasso, come quando nasconde pistole tra le fette di carne e pane.

Laudomia Bonanni in La rappresaglia, ultimo suo romanzo che fu sempre rifiutato dall’editore Bompiani e pubblicato solo qualche anno fa da Textus, inventa una figura di donna straordinaria, la Rossa, una partigiana catturata in montagna da una banda di sbandati fascisti poco prima della Liberazione. La donna è una combattente, è incinta, e la banda decide che verrà fucilata dopo aver partorito. Nel corso di un dialogo con un giovane sacerdote che tenta un’inutile mediazione per salvare almeno il bambino che sta per nascere,la donna parla della rabbia che prova, non della paura di morire:

“… bramosia di vedere, vedere domani…e io non ci sarò. Non ci sarò domani per il sole di mezzogiorno che farà lustrare la neve intenerita e neppure ci baderete. Non ci sarò quando sarà liberata la contrada, ne’ dopo. Dopo, solo dopo comincerà veramente. E io, io che ero una di domani….Defraudarmi del mio domani (…) Il mondo rinasce domani. E costoro uccidono me, una cittadina di quel mondo. E non lo sanno. Il peggio di tutto: nemmeno sanno chi sono e possono uccidermi. Mi uccideranno”.

La rivoluzione è donna, proclama in un’altra scena, sa partorire da se stessa.
Entrambe le protagoniste, una reale e l’altra letteraria, rompono gli schemi del maschile e femminile che hanno per molto tempo accompagnato le narrazioni sulla Resistenza e suoi ruoli in essa svolti dalle donne, se pure fondamentali, ma imprigionati in facili stereotipi

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