Colpire al cuore è il titolo di un elzeviro su Gianna Manzini scritto da Laudomia Bonanni nel 1961 e pubblicato su Il giornale d’Italia. Una lettura che mi ha molto colpita per il modo in cui racconta del suo incontro con la scrittrice e con la sua scrittura, e per come riesce a delineare quel rapporto speciale che si crea tra donna che legge e donna che scrive, di cui tante teoriche della differenza avrebbero scritto una ventina di anni più tardi. Maristella Lippolis (direttivo SIL, ideatrice e organizzatrice di Laudomia Bonanni signora della scrittura donna di domani L’Aquila 11 settembre 2021)
Colpire al cuore
La prima volta che la vidi (e non fu il vederla di un momento, ma starle davanti a lungo, guardarla e riguardarla dalle brevi distanze di un salotto) me ne rimase dentro una strana immagine, che perdurò tale – e direi che anche adesso mi tocchi fare uno sforzo per modificarla – attraverso almeno un paio d’anni. La vedevo, nel ricordo, così: due occhi, di un dolce eppur focoso, lucore scuro, indicibilmente spirituali nell’aureola leggerissima del biondo dei capelli. (…..) Bene, comunque, se c’è un biondo che per me non può stingere, è quello aureolante gli occhi di Gianna Manzini.
...Sempre ho avuto, a ogni suo libro, una curiosità: farlo leggere ad alcune donne e ascoltarne, incitarne le impressioni. Questo per una precisa idea: che certe rischiosità estreme, certe esplorazioni inaudite, fossero accessibili fino in fondo a qualche ben dotato spirito femminile piuttosto che a quello maschile in genere. Intendo, in un certo senso. Per istinto ed emotività; uno spericolarsi in regioni verso cui la donna è talvolta portata dalla sua stessa natura. E può, certe cose, sentirle. Non tanto capirle letterariamente o criticamente, ma sentirle. Quell’ essere attraversati dall’illuminazione come da un lampo, quel provarne fulmineo trasalimento interiore, che non concreta la comprensione ma quasi l’annulla incarnandosela. Le donne perlopiù non sanno parlare, una volta letti, dei libri della Manzini. Però alcune sanno leggerli superlativamente bene. Invito le lettrici a provare, sarà una prova di se stesse. Alla Manzini, per spiccarsi, non occorre un pretesto realistico, subito evade attraverso una screpolatura della realtà. E’ con un tenero distacco, con un’occhiata rapida già distolta, che v’induce a seguirla, se potete. Sa di condurre troppo lontano, non vi sollecita. E’ davvero in regioni della sensibilità ancora inesplorate, che vi porterebbe. Essa vi s’inoltra e muove con una sicurezza sinuosa, con un’audacia assaporata, sconcertante. Talora capita, dietro a lei, di avere le vertigini. Ne ha lei stessa? Forse no. Io direi che no. (Il giornale d’Italia, 14, 15 luglio 1961)
(Il giornale d’Italia, 14, 15 luglio 1961) da Elzeviri, a cura di Anna Maria Giancarli. Edizioni Tracce, 2007
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