Specchi, riflessi, nuances e stati d'animo

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L’artista: Catherine Keun, francese di nascita, disegna sulla carta e incide il metallo “dualità affascinante tra resistenza e fragilità”.

La scrittrice: Elvira Seminara, catanese, giornalista e popo-artist, firma borse e gioielli con materiale di scarto e si definisce una “cantascorie”.

Si sono incontrate presso la galleria Nuvole di Palermo, diretta da Raffaella di Pasquale, per raccontare, ciascuna a suo modo microstorie del quotidiano ambientate in una parruccheria.

Luogo  particolare per un rito molto femminile dove insieme ai capelli s’intrecciano storie.

Perché le storie hanno una trama, si sciolgono, s’intrecciano, si mettono in piega.

Spazi d’invenzione del sé dove entri bruna e liscia ed esci bionda e riccia.

Luogo di metamorfosi fisica e forse anche spirituale.

Un modo originale per coniugare arte e letteratura.

Una micro parruccheria al centro di Parigi, una sola sedia, una sola parrucchiera e una cliente alla volta è il palcoscenico sul quale Keun mette in scena le sue storie raccolte in una mostra dal titolo Histoires d’âme / Storie dell’anima. 

ll Salone Hair Tony dove è ambientato il primo dei Racconti del parrucchiere  – e altri anonimi ma molto simili a questo – è il palcoscenico scelto da Seminara per mettere in mostra i suoi personaggi.

Entrambe raccontano piccole storie del quotidiano, stati d’animo/stati di donna.

L’una, Kuen, incidendo la lama sullo strato di metallo, mette in scena “piccole storie personali come piccole isole di cui percepiamo una
sorta di cordone ombelicale nascosto, che l’artista àncora al nostro substrato
esistenziale” (De Pasquale) e capaci di cogliere, dietro la sensualità del gesto, l’essenziale.

L’altra, Seminara, incidendo la penna sul foglio di carta mette in parole «in unità di spazio, tempo e phon» la storia di Milly, sciampista, col potere di leggere i pensieri nella testa dei clienti mentre fa il massaggio ai capelli o lo shampoo. Di Chandrika dai lunghi capelli neri e ricci che ha deciso di tagliarli e farsi bionda per cambiare vita, andare a Parigi, cambiare uomo e lavoro. Luisa, 52 anni, bruttina e non realizzata che si addormenta sotto il casco e immagina di incontrare Goffredo che non vede da 12 anni, sua antica fiamma. Sandra, parrucchiera a domicilio che sistema le teste di chi va a sposarsi o è inchiodata al letto e ha troppe teste nella sua.

In entrambe le protagoniste si abbandonano alle mani esperte che lavano, massaggiano, tagliano, asciugano, manipolano, accarezzano, plasmano, trasformano mentre i pensieri vagano e  si aggrovigliano. O fanno bilanci.

Kuen mettendo in primo piano visi malinconici di donne abbandonate nelle mani del coiffeur  “mentre i corpi svaniscono per immergersi in una dimensione atemporale, in una sorta di eternità della presenza” (Marie-José Lorenzini).

Seminara mettendo in evidenza la temporanea relazione che si stabilisce tra la cliente e il coiffeur mediata attraverso lo specchio, strumento onirico.

E cos’è la parruccheria se non spazio di relazione dove ci si abbandona non solo col corpo ma con lo spirito, dove il tempo si sospende?

Luogo di incantesimi e riti sciamanici messi in opera da lui/lei, il/la parrucchiera «a metà tra prete, psicologo, amico, che non ti appartiene se non temporaneamente per dire cose che magari non diresti a nessuno e quando vai via si sono disciolte come nuvole».

Stregone in camice armato di forbici, lame, pinze, pozioni, lozioni, acidi.

Come l’incisore nel suo laboratorio: fende la lastra, inchiostra, gira la ruota del torchio, incide al contrario e l’immagine finale è allo specchio.

Entrambi piccoli cosmi pieni di odori, vapori in un mondo asettico dove gli odori spariscono.

Laboratori alchemici pieni di specchi e caschi lunari sotto i quali ti addormenti o fai bilanci; di stagnole luccicanti e scalpi neri, rossi, biondi, viola allineati sul banco appesi sopra a teste di polistirolo.

Ultimi spazi sopravvissuti alla tecnologia, dove si consumano tempi di posa e colori, riflessi e colpi di sole, nuances e trasparenze: tecniche artigianali dove protagonista assoluta è la manualità «il bisogno di mettere le mani  in un mondo dove tocchi sempre meno».

Elvira Seminara, Racconti del parrucchiere, Gaffi Editore Roma 2009, 180 pagine 7,50 euro

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