Sesto appuntamento con la rubrica IL MIO PRIMO LIBRO che vede SIL e LETTERATE MAGAZINE strettamente legate in un’iniziativa curiosa e interessante. Come è andata la storia della pubblicazione del tuo primo libro? Stavolta si tratta di Sandra Petrignani
«Pubblicai un libro con le mie interviste a dieci grandi scrittrici italiane, da Ortese a Banti».
Intanto provava a scrivere un romanzo su una moderna Circe. Un estratto capitò in mano a Giorgio Manganelli, suo vicino di casa, che glielo corresse, tagliò e titolò. Uscì nell’87 da Theoria.
di Sandra Petrignani
Stando alle date il mio primo libro dovrebbe essere Le signore della scrittura (pubblicato da La Tartaruga nel 1984), una raccolta di interviste a dieci grandi scrittrici italiane, da Anna Banti a Anna Maria Ortese. Erano uscite, quelle interviste, sul Messaggero, il quotidiano di Roma, nell’anno precedente e vederle tutte insieme in un volumetto rosso fuoco, con il mio nome in copertina e accompagnate dalle foto di Paola Agosti, mi aveva dato indubbiamente molta soddisfazione. Ma in realtà, mentre Le signore della scrittura vedeva la luce io ero impelagata da almeno tre anni nella stesura del mio primo romanzo che sarebbe uscito, dopo varie vicissitudini, soltanto nel 1987. Ed è questo che considero il mio primo libro, inteso come risultato non del lavoro giornalistico – che era la parte più risolta del mio stare al mondo – quanto di quello che sentivo di essere nella profonda – magari vanagloriosa e irrisolta – interiorità.
Mentre lo scrivevo, questo romanzo aveva come titolo provvisorio il semplicissimo, didascalico Circe, ma non ne ero soddisfatta. Perché Circe era sì la mia protagonista ed era, sì, la Circe omerica, ma in una forma moderna e degradata. La mia Circe, instancabile seduttrice anche lei, era però una reincarnazione sgangherata, sciatta, nevrotica del grande antico modello. Viveva su una spiaggia in una specie di stamberga simile a una zingara, con due cani dai nomi teatrali, Iago e Vladimiro, un gatto, pochi fidatissimi amici e passava il tempo a scrivere le sue memorie su fogli destinati a perdersi nel vento e a imprigionare i malcapitati che si innamoravano di lei, senza trasformarli in animali, ma riducendoli all’innocuo ruolo di eterni spasimanti a disposizione dei suoi capricci. Finché, un giorno, pure la mia Circe s’imbatte in un Ulisse che di entrare in gabbia non vuole saperne e che anzi rovescia il tavolo nel gioco di cui entrambi sono esperti, quello appunto della reciproca conquista. La conclusione non la racconto, anche perché non si tratta di un romanzo dalla trama stringente e dal finale sorprendente, quanto di una narrazione che voleva essere soprattutto un’analisi in forma romanzesca del meccanismo amoroso di inseguimenti e sottrazioni, possesso dell’altro e distruzione dei sentimenti provati.
Avevo cominciato a scriverlo durante un periodo complicato in cui ero in analisi per la prima volta e naturalmente aveva a che fare con qualcosa di urgente, un problema profondo e ingombrante che si agitava dentro di me.
Pure per questo, probabilmente, non mi decidevo a dargli una forma definitiva e accumulavo capitoli sui fogli scritti in modo inconcludente. E lo davo imprudentemente a leggere innanzi tempo a scrittrici come Edith Bruck (che aveva tentato di farmelo pubblicare da Bompiani ricevendo una porta in faccia) e a Natalia Ginzburg (ma questo l’ho raccontato nel mio libro su di lei: La corsara), altro buco nell’acqua. Fino a quando.
Fino a quando non capitò fra le mani di un mio noto e severissimo vicino di casa, Giorgio Manganelli, che per caso, trovandone un capitolo anticipato sulla rivista L’altro versante, scoprì la mia segreta attività di scrittura, mi costrinse a consegnargli l’intero scartafaccio, mi ci fece sopra dei terribili segnacci rossi e blu, m’intimò di correggere e tagliare seguendo le sue indicazioni, e mi trovò anche un titolo: Navigazioni di Circe.
Così mi rimisi al lavoro, finalmente senza fuggire a me stessa, e il libro raggiunse una forma presentabile e pubblicabile.
Uscì da Theoria nel 1987 e si fece molto notare. Dieci anni dopo lo ripropose Baldini&Castoldi. E ora, forse, sarebbe tempo di ritirarlo fuori. Ma dovrei rileggerlo! Cosa che non ho ancora mai avuto il coraggio di fare.
Sandra Petrignani
Nata a Piacenza, vive in Umbria. Molti suoi libri sono disponibili nel catalogo Neri Pozza da Il catalogo dei giocattoli (1988) a Ultima India (1996), da La scrittrice abita qui (2002, anche in audiolibro Emons) a Care presenze (2004) a Addio a Roma (2012), da Marguerite (2014) al ritratto di Natalia Ginzburg La corsara (2018). Con Rizzoli ha pubblicato il romanzo Come cadono i fulmini (1991) con Nottetempo Dolorose considerazioni del cuore (2009); con Laterza E in mezzo il fiume (2010), Lessico femminile (2019) e in autunno uscirà Leggere gli uomini. Ha anche scritto il libro illustrato per bambini Elsina e il grande segreto (2015, Rrose Sélavy) e il romanzo per Young Adult La persona giusta (2019, Giunti).
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