Messaggi in bottiglia. Gabriella Musetti

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Questa rubrica è stata pensata per accompagnare lettrici e lettori del sito della Società Italiana delle letterate per sette mesi, sette come le componenti di questo direttivo uscente che si concluderà con il mese di dicembre 2023. Ogni quindici del mese la parola andrà a una di noi  e saranno in questo caso parole animate dal desiderio di lasciare un segno del lavoro intenso che ha contraddistinto gli anni un po’ anomali ma molto interessanti  della pandemia.


Il copyright dell’immagine di copertina è di Anna Toscano

Dalle socie del direttivo messaggi in bottiglia è una rubrica a cura di Viviana Scarinci

di Gabriella Musetti

Sono entrata in SIL con il Convegno di Ferrara del 2004 «Leggere e scrivere per cambiare il mondo», un convegno che ha partecipato alla elaborazione della ricerca critica femminista allora emergente nel segno della politica, e non sono più andata via. Ho visto avvicendarsi molte socie, molti direttivi e presidenti, ho partecipato, con questi ultimi, a un considerevole numero di direttivi nel corso del tempo, ho assistito e preso parte alla vita di SIL nei convegni, passeggiate letterarie, studi, incontri specifici, seminari in diversi luoghi, incontrando donne competenti, appassionate, capaci e dal pensiero ardito. Ho anche visto numerose questioni e problematicità emerse negli anni, tensioni, difficoltà, anche incomprensioni, ma sempre SIL ha trovato un modo per recuperare un equilibrio proprio, interno e mobile nelle divergenze, sempre, un nucleo significativo di socie storiche e nuove è emerso a comporre le situazioni, a ridare senso alle cose che mutavano, mutando
i tempi e i contesti.
Qualcuna è andata via per stanchezza, per esaurimento di disponibilità, per disaccordo, ma un gruppo consistente di socie, accademiche e non, disseminato in diverse regioni Italia, dal Lazio al Piemonte, alla Toscana, la Liguria, la Sicilia, il Friuli Venezia Giulia, il Veneto, la Campania, Emilia Romagna e tanti altri luoghi distanti, ha retto la fatica delle separazioni, dei cambiamenti.
Questo perché, a mio parere, l’idea e il progetto che hanno fatto nascere l’Associazione in tempi assai lontani sono forti e vivaci ancora oggi, quando si parla in molti luoghi di letteratura e scrittura delle donne, quando le autrici non sono più così emarginate o dimenticate, anche se la scala dei valori autoriali e lo spazio dato o acquisito dalle donne scriventi non è ancora totalmente autonomo e riconosciuto.
Sono stati il progetto innovativo e audace (soprattutto rispetto al tempo in cui è nato) delle fondatrici, la cura e la dedizione messa in atto da molte studiose, insegnanti, lettrici, amiche, donne amanti della scrittura delle donne a fare la differenza, dando vita a una consuetudine e frequentazione amorosa delle opere di donne del passato da riscoprire, far circolare, analizzare,
metterne in evidenza la genialità spesso misconosciuta. E per l’oggi la rinnovata disposizione a una lettura critica della realtà culturale contemporanea libera da pregiudizi di genere, posizionata. La passione e lo studio costante che aprono a sguardi dislocati, a posture insolite e non allineate che si scoprono osservando i testi delle scrittrici, in generale delle artiste e autrici, sono un guadagno per tutte noi che amiamo la letteratura, declinata nei molteplici modi e mondi possibili, con irriverenza, sapendo di calpestare territori e spazi dai quali far sentire la nostra voce; sono un atto politico oltre che una autentica passione creatrice.
Per questi motivi ho sempre sentito la mia partecipazione all’attività di SIL come una sorta di militanza gratuita (parole impronunciabili), senza pensare a un ritorno personale, una libera scelta dettata da gratitudine e riconoscenza verso un lavoro iniziato da molto tempo da altre donne lungimiranti, che ancora stanno, non più sole “a presidiare la fortezza”, come direbbe l’amata Flannery O’Connor. E il loro apporto è stato ed è prezioso.
Nel lasciare a dicembre questo direttivo, che è stato per certi aspetti difficile a causa della recente pandemia e delle restrizioni connesse, due considerazioni mi sento di proporre.
La prima riguarda l’ingresso cospicuo di nuove socie che hanno avviato finalmente un rinnovamento generazionale fondamentale per una associazione come SIL, socie molto preparate nelle discipline e con una attenzione ai femminismi contemporanei di grande spessore. Significa
che SIL è ancora attrattiva, che il lavoro sommerso e spesso non evidente delle socie dei diversi direttivi ha prodotto degli effetti considerabili sul piano generale, e di questo sono contenta. Che SIL abbia ormai una buona “rispettabilità” scientifica nelle analisi che produce, che si sia acquistata sul campo una visibilità notevole sul piano culturale generale è un dato certo da anni, non sempre conseguenza di questo è stata l’attrazione di giovani studiose e lettrici.
La seconda mi riguarda da vicino. Come appassionata di poesia ho colto l’occasione di avviare, con le amiche del direttivo e molte altre collaborazioni (progetto ancora in elaborazione), il Repertorio delle poete italiane contemporanee, nate tra il 1940 e il 1970 (in lingua, dialetti e italofone). Una operazione di consistente ampiezza che non vuole essere solo una mappatura, per quanto utile, della poesia contemporanea scritta da donne, ma intende anche proporre percorsi di lettura critica e scandaglio di una produzione di grandi dimensioni che emerge a tratti, in modo casuale, senza un disegno generale preciso, illuminando per circostanze diverse qualche poetessa e lasciando nell’ombra moltissime altre che operano in luoghi più defilati o fuori dai canali più accessibili e mediatici. Anche questa è una operazione di notevole respiro che sembra ormai necessaria, e SIL ha le capacità di intraprenderla.

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